Pagina:Vico, Giambattista – La scienza nuova seconda, Vol. II, 1928 – BEIC 1964822.djvu/27

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pruove filosofiche 21


X

820Perciò i poeti dovetter esser i primi storici delle nazioni: ch’è quello ond’il Castelvetro non seppe far uso del suo detto per rinvenire le vere origini della poesia; ché ed esso e tutti gli altri che ne han ragionato (infino da Aristotile e da Platone) potevano facilmente avvertire che tutte le storie gentilesche hanno favolosi i principi, come l’abbiamo nelle Degnitá proposto e nella Sapienza poetica dimostrato.

XI

821Che la ragion poetica determina esser impossibil cosa ch’alcuno sia e poeta e metafisico egualmente sublime, perché la metafisica astrae la mente da’ sensi, la facultá poetica dev’immergere tutta la mente ne’sensi; la metafisica s’innalza sopra agli universali, la facultá poetica deve profondarsi dentro i particolari.

XII

822Che, ’n forza di quella degnitá sopra posta: — che ’n ogni facultá può riuscire con l’industria chi non vi ha la natura, ma in poesia è affatto niegato a chi non vi ha la natura di potervi riuscir con l’industria, — l’arti poetiche e l’arti critiche servono a fare colti gl’ingegni, non grandi. Perché la dilicatezza è una minuta virtú, e la grandezza naturalmente disprezza tutte le cose picciole; anzi, come grande rovinoso torrente non può far di meno di non portar seco torbide l’acque e rotolare e sassi e tronchi con la violenza del corso, cosí sono le cose vili dette, che si truovano síspesso in Omero.

XIII

823Ma queste non fanno che Omero egli non sia il padre e ’l principe di tutti i sublimi poeti.