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302 appendice


nel fondo delle piú scellerate adulazioni, ch’i rendimenti di grazie, le quali prima soleva determinare agli dèi per grandi benefizi da quelli fatti al popolo romano, sotto quel mostro de’ principi le decretavano per le piú orrende scelleratezze da lui commesse, come, per cagion d’esempio, d’aver fatto uccider empiamente la sua madre Agrippina. Di questa libertá era signor il senato, la quale col marmo capitolino trasferí negl’imperadori!

1459E, dopoché l’imperio romano, al dire di Galba appo Tacito, era stato come retaggio della casa de’ Cesari per cinque imperadori, e ’l popolo aveva pazientemente sopportato le funeste malincolie di Tiberio, i rovinosi furori di Caligola, le perniziose scempiezze di Claudio e le in sommo grado vergognose ed immani dissolutezze di Domizio Nerone; dopo le tre sanguinose tempeste per le quali aveva naufragato in un mare di sangue civile nelle guerre di Galba, Otone e Vitellio, e che non per altro aveva ucciso Galba per Otone che perché questi somigliava Nerone e nel sembiante e ne’ costumi dissolutissimi; — come stata fusse una tradizione d’un podere, vogliono con la formola di cotal legge cautelato Vespasiano, che con la sua virtú e sapienza fermò il romano imperio pericolante, tanto che per augurio di felicitá gl’imperadori appresso presero il di lui cognome di Flavio; — dopo tutto ciò, diciamo, il vollero cautelato con la formola di cotal legge di avergli trasferito il romano imperio, del qual esso co’ costumi e co’ fatti (co’ quali si sperimenta e da’ quali si estima il diritto natural delle genti) fin da’ tempi d’Augusto se n’era di giá spogliato. Il quale Tacito, sappientissimo del gius pubblico (la qual scienza bisognava per essere, qual fu, gran politico) legittima monarca con la natural legge regia che nel quarto libro abbiamo noi ragionata, conceputa in quel motto: «qui cuncta discordiis civilibus fessa nomine principis (non giá con la formola cautelata di Triboniano) sub imperium accepit». Che gliel’aveva offerto e dato essa repubblica per truovar rimedio a’ suoi propi gravissimi mali, da’ quali era guasta e corrotta in tutte le parti sue; che pur Tacito dice: «non aliud discordantis patriae remedium quam ut ab uno regeretur». E cosí infatti col senso comune del gener umano, il qual è ’l giusto estimatore del diritto natural delle genti, tutte le nazioni convengono Augusto aver fondato la monarchia de’ romani.