Pagina:Vico, Giambattista – La scienza nuova seconda, Vol. II, 1928 – BEIC 1964822.djvu/331

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nota 325


vinoso, il Vico credè, a ragione o a torto (e forse piú a torto che a ragione), che colui che faceva a Venezia la «mercatanzia» della ristampa della Scienza nuova «uscisse a trattar con lui come con uomo che dovesse necessariamente farla ivi stampare». Entrato, pertanto, «in un punto di propia stima», ossia abbandonandosi al suo temperamento collerico, ombroso e puntiglioso, «richiamò indietro tutto il suo che aveva colá mandato». Una sua frase vaga, e ancor piú il ritardo con cui ebbe luogo la restituzione del manoscritto, avvenuta quando era giá stampata oltre della metá della seconda Scienza nuova (press’a poco nell’agosto o settembre ’30), fanno presumere che non mancassero insistenze del Lodoli perch’egli recedesse da un proposito tanto inaspettato quanto sconsigliato. Ma il Vico, testardo come tutti i puntigliosi, fu irremovibile.

Ovvia conseguenza di tutto ciò fu che nel decembre ’29 egli venne a trovarsi nella medesima condizione del luglio ’25, allorché il Cardinal Lorenzo Corsini, dopo averlo implicitamente promesso, gli aveva negato un sussidio per la stampa della Scienza nuova informa negativa. Anche questa volta, cioè, il Vico, non riuscendo nemmeno a pensare che uno scrittore, oltre che a quella effettiva, potesse dar luogo a una bibliografia potenziale, reputava che l’aver due volte (nel Catalogo soggiunto alla prima edizione dell'Autobiografia e nelle Vindiciae) annunziata al pubblico una ristampa accresciuta della Scienza nuova costituisse per lui un improrogabile impegno d’onore. E poiché, come aveva ben previsto l’editore veneto, non si trovò, né a Napoli né altrove, uno stampatore che s’addossasse la spesa, il filosofo dovè pure rassegnarsi non solo a un secondo e piú grave sacrificio pecuniario (nel 1725, per pubblicare la Scienza nuova prima, s’era, come tutti sanno, tratto un anello con un bellissimo diamante), ma anche, perché non fosse gravissimo, a fare ora ciò che piú opportunamente avrebbe potuto quando glielo aveva suggerito il Conti: rifondere la Scienza nuova prima e le Annotazioni in un’unica trattazione organica e, appunto per questo, piú breve.

Per altro, bastò che riprendesse tra mano il lavoro da cui s’era distaccato appena da qualche mese, perché s’avvedesse che la rielaborazione, nonché soltanto letteraria, doveva essere sopra tutto di pensiero. Specialmente pel metodo e per l’ordine dello materie, la Scienza nuova prima gli sembrò cosí difettosa, che, senza frapporre indugi, si diè a diroccarla dalle fondamenta, per poi ricostruire, col materiale di risulta, con parte di quello accumulato