Pagina:Vico, Giambattista – Le orazioni inaugurali, il De Italorum sapientia e le polemiche, 1914 – BEIC 1965567.djvu/206

Da Wikisource.

e modelli, su’ quali le forme fisiche si lavorano, cioè delle cose singolari. Quindi molte cose utilissime al trattar delle scienze egli deduce: 1. esser migliore il metodo della sintesi per le scienze che quel dell’analisi; 2. quell’arti giugnere piú certamente al suo fine, le quali propongono alla mente l’idea di ciò che deesi fare, che quelle le quali procedon piú tosto per via di conghietture; 3. molto esser pericoloso lo starsi troppo sulle cose generali, ned esservi via piú sicura per incamminarsi all’acquisto della veritá, che’l saper accordare l’universalitá dell’idea a tutte le particolaritá delle circostanze che incontransi in qualsisia cosa singolare. Segue il terzo capitolo (p. 149). Furono sinonimi nella latina favella i vocaboli «causa» e «negocium», che «operazione» significa; e ciò, che quindi ne nasce, e’chiamarono «effetto». Laonde, s’una cosa medesima sono il vero e il fatto, cioè l’effetto, provar che che sia per le cause e’ sará un farlo; e, perché la materia, o sia gli elementi delle cose, son le sue cause, proverá dalle cause colui che agli elementi mal ordinati e disposti dará il suo ordine e disposizione, onde ne risulta la forma della cosa, la quale induce in quella una special natura: il che della geometria è proprio e deH’aritmetica. Quindi (p. 151) egli a lungo molte cose sottilmente discorre, nel capitolo seguente, dell’essenze o virtú delle cose, de* punti metafisici, e degli sforzi al moto, e dello stesso moto: le quali però chi volesse tutte esporre, non farebbe un compendioso estratto del libro, ma un nuovo libro, di cui questo piú tosto sembrerebbe esser l’estratto. Nel quinto capitolo (p. 167) osserva essersi distinti da’ vecchi latini questi due vocaboli «animus» e «anima», di modo che «anima» sia quella con cui si vive, e «animo» quello con cui si sente. Ma, perché l’aria eziandio, cui egli mostra essere il principio comune di tutti i movimenti, fu da’ medesimi chiamata col nome di «anima», quindi egli argomenta, aver giudicato gli antichi sapienti dell’Italia l’animo e l’anima altro non essere