Pagina:Vico, Giambattista – Le orazioni inaugurali, il De Italorum sapientia e le polemiche, 1914 – BEIC 1965567.djvu/207

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I - PRIMO ARTICOLO DEL «GIORNALE DE’ LETTERATI» 201 negli animali che movimento particolare di aria: la quale, introdotta per via della respirazione nel cuore, e da quello nell’arterie e nelle vene, spinge quivi al moto il sangue; siccome, di lá insinuandosi ne’ canali de’ nervi e agitando il loro sugo, vi cagiona tutti que’ moti che alle facoltá sensitive soglionsi attribuire. Quindi (p. 169) pure deduce che, ’1 vocabolo «brutum» appo i latini null’altro importando che «cosa immobile», lor opinione fosse che le bestie non avessero, come abbiam noi, un interno principio de’ loro movimenti, ma che per se stesse fossero immobili, se non in quanto dalla presenza degli esterni oggetti determinate venissero al moto. Segue il sesto capitolo (p. 173), dove, disaminando il vocabolo «tnens» e scorgendo quello sovente appresso i latini significare ciò che noi diciam «pensiero», e dipoi osservando quelle locuzioni latine, con cui dicevano «metileni homitiibus a diis dari, immilli», va conghietturando essere stato insegnamento de’ primi maestri dell’italiana sapienza che Iddio nelle nostre menti sia il primo autore e principio, non solo di qualsisia nostra idea e pensiero, ma ancora di tutti gli atti della nostra volontá; il che tuttavia poscia dimostra come accordar si possa colla bontá infinita di Dio e colla libertá del nostro arbitrio. Il settimo capitolo (p. 175) tutto spendesi in esaminare con si fatti principi le facoltá della nostr’anima, quali e che cosa elle sieno e che maniera tengano nel loro operare. Considera poi le tre famose operazioni della nostra mente, percezione, giudizio, ragionamento, le quali son l’oggetto della loica, cui egli divide in topica, critica e metodo; di modo che la topica sia la facoltá ovvero l’arte dell’apprendere, la critica del giudicare e ’1 metodo del ragionare. Pone in disamina il metodo geometrico, e in alcune scienze e arti niente utile lo stima, in alcun’altre anzi dannoso che no. Antepone alla fine il metodo della sintesi a quello dell’analisi, essendo, per arrivare al vero, piú sicura la via del comporre che quella del risolvere, conciossiaché, facendo, viensi a conseguire la veritá. Finalmente nell’ultimo capitolo (p. 187) mettesi a considerare i significati di que’ vocaboli «numen». «fatum», «casus»,