Pagina:Vico, Giambattista – Le orazioni inaugurali, il De Italorum sapientia e le polemiche, 1914 – BEIC 1965567.djvu/217

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italiani, in quanto è virtú di sostenere il disteso, fu detta «punctum»; in quanto di sostenere il moto, «momentum»: l’uno e l’altro da essi preso per una cosa stessa, e per una cosa stessa indivisibile. Ed in si fatta guisa vendico alla filosofia d’Italia i punti di Zenone, e li sincero da’ sinistri sentimenti dati loro da Aristotele, seguitato in ciò da Renato; e gli fo vedere essere di gran lunga altra cosa da quella che finora è stata intesa: che non giá il corpo fisico costi di punti geometrici (onde fu ricevuta con tanto credito l’obbiezzione: «Punctum addiium puncto non facit extensum»); ma, come il punto geometrico, perché è stato definito non aver parti, ci dá le dimostrazioni che le linee altrimente incommensurabili si tagliano eguali ne’loro punti; cosi in natura siavi una sostanza indivisibile, che egualmente sta sotto a’ saldi stesi inuguali: talché il punto geometrico sia un esempio o somiglianza di questa metafisica virtú, la quale sostiene e contiene il disteso, e perciò da Zenone fu «punto metafisico x> nominata; peroché, con questa similitudine, e non altrimente, possiamo ragionare dell’essenza del corpo, perché non abbiamo altra scienza umana che quella delle matematiche, la qual procede a simiglianza della divina. La serie di queste cose mi mena a ragionare de’ «momenti» e de’ «moti», per quanto a metafisico s’appartiene. E pruovo non isforzarsi le cose stese, ma bensí muoversi; perché i punti sono i principi de’ moti, e i principi de’ moti sono i momenti. Che non si diano moti retti in natura, ma che gli sforzi siano a’ moti retti, e che i moti sono composti di sforzi a’ retti. E immaginare i corpi muoversi drittamente per lo vano, è di mente imbevuta dell’errore degli spazi imaginari ; perché non solo non si moverebbero a dirittura nel vano, ma non si moverebbero, anzi non sarebbero affatto, perché in tanto i corpi costano e sono corpi, in quanto l’universo col pieno suo gli sostiene, nel pieno suo gli contiene. Che in natura non si dia quiete, perché gli sforzi sono la vita della natura, e ’l conato non è quiete. Finalmente, che i moti non si comunicano; perché, essendo il moto corpo che si muove, il comunicarsi i moti sarebbe