Pagina:Vico, Giambattista – Le orazioni inaugurali, il De Italorum sapientia e le polemiche, 1914 – BEIC 1965567.djvu/224

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del corpo, che è moto ed atto; Zenone parla di virtú, per la quale ogni corpicciuolo corrisponde ad una estensione infinita. Dividete attualmente un granello d’arena: sempre vi resta a dividere; ma parla ciò che non pensa colui che per ciò dica: — Il granello di arena è un corpo d’infinita estensione e grandezza; — perché all’idea del granello sta attaccata una picciola estensione, e l’idea di una estensione indefinita è tutta ingombrata dall’universo. Questo è quel che io dico in piú luoghi: che sono mal consigliati coloro i quali le cose formate voglion far regola delle informi. Ma allo incontro è parlare alle cose conforme, il dire: — Nel granello di arena vi ha una cotal cosa, che, dividendo voi tuttavia quel picciolo corpicello, vi dá e vi sostiene una infinita estensione e grandezza; si che la mole dell’universo nel corpo del granello di arena non vi è in atto, ma in potenza, in virtú. — Questo io medito esser lo sforzo dell’universo: che sostiene ogni picciolissimo corpicciuolo, il quale non è né l’estensione del corpicciuolo, né l’estensione dell’universo. Questa è la mente di Dio, pura di ogni corpolenza, che agita e muove il tutto. Ma costui persisterá, dicendo aver piú evidenza del pensiero e dell’estensione che di qualunque dimostrazion geometrica; e, in conseguenza, queste idee dover esser regola di tutto l’umano sapere. Ed a ciò sta risposto ancora, ove si è detto che ’l conoscere chiara e distintamente è vizio anziché virtú dell’intendimento umano; ed ove si è pruovato che le forme fisiche sono evidenti, finché non si pongono al paragone delle metafisiche ; ed ove questo istesso si è confirmato, che, finché considero me, son certissimo che, «se io penso, ci sono», ma, addentrandomi in Dio, che è l’unico e vero Ente, io conosco veramente non essere. Cosi, mentre consideriamo l’estensione e le sue tre misure, stabiliamo nel mondo dell’astrazzioni veritá eterne; ma in fatti Caelum ipsum petimus stultitia, perché solamente l’eterne veritá sono in Dio. Tenemo a conto d’eterna veritá «il tutto è maggior della parte»; ma, ritornati a’ principi, ritroviamo falso l’assioma, e vediamo dimostrata