Pagina:Vico, Giambattista – Le orazioni inaugurali, il De Italorum sapientia e le polemiche, 1914 – BEIC 1965567.djvu/225

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tanta virtú di estensione nel punto del cerchio, per cagion d’esempio, quanta ve ne ha in tutta la circonferenza, attraversando linee per lo centro, che da tutti i punti della circonferenza siano menate. Conchiudiamla: in metafisica colui avrá profittato, che nella meditazione di questa scienza abbia se stesso perduto. Sará forse altro luogo quello ove non sembri pruovata la libertá dell’umano arbitrio, posta l’infallibilitá de’ divini decreti. Ma non devo stimarlo del vostro grande ingegno, che, in leggendo lá dove io pruovo che i moti non si communicano, non abbia facilmente avvertito una simiglianza come ciò possa stare, poiché d’incomprensibil misterio non possiamo ragionare altamente. Onde credo bene eh’Ella agevolmente abbia rapportato ciò, che ragiono de’ movimenti de’corpi, a quel degli animi; e, come il movimento comune dell’aria diventa proprio e vero moto della fiamma, della pianta, della bestia, mercé delle particolari macchine onde ciascuna di queste cose particolari ha la propria sua forma; cosi il divin volere diventa proprio e vero moto della nostra volontá, mercé dell’anima nostra, che è la forma particolare di ciascun di noi: talché ogni nostro volere sia insiememente vero e proprio nostro arbitrio e decreto infallibile del sommo Iddio. Ma a ciò par che contrasti quel che i latini sentirono de’ bruti, che gli vollero «immobili». In risposta potrei dire che gli dissero «immobili», perché gli guardarono come mossi dall’aria, e non come moventisi da sé, ma, per quello che abbiamo poc’anzi ragionato, non perché mossi dall’aria, si toglie loro il muoversi per se stessi. Io però non entro a sostenere cota! sentenza, che i piú fidi interpreti della mente del Cartesio stimano essere una bellissima favola e solamente da commendarsi per l’acconcezza della sua tessitura. Ma certamente a voi avrá paruto proposto e non provato che i corpi non si sforzano. E vi avrá a ciò spinto la comune de’ cartesiani, che pongono per prima base della loro fisica «i corpi sforzarsi andar lontani dal centro». Ma uno è lo sforzo dell’universo, perché dell’universo, ed è l’indivisibile, centro che non è lecito truovare nell’universo,