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Ili -SECONDO ARTICOLO DEL «GIORNALE DE’ LETTERATI» 227 alle sostanze spirituali e pensanti, se ne potrebbe dedurre che queste ancora sieno principio d’estensione; il che, per altro, è un manifesto assurdo. Di non meno di spiegazione han bisogno e di prova quelle cose che del * conato» va egli dicendo e del «moto» (pp. 160 sg. e iÓ2 sg.). La materia — dic’egli — o la corporea sostanza, in quanto è «virtú» di sostenere il moto, è «momento, conato, sforzo». Ma, se ’l corpo è <c virtú di muoversi», dunque egli è lo stesso conato; ma il conato, conforme insegna il nostro autore, è lo stesso moto: dunque anche la virtú del muoversi è il suo moto. Ma la virtú del muoversi, ovvero il conato, è il principio del moto: dunque sono medesimati infra loro il principio e ciò di cui esso è principio. Ma argomentiamo di nuovo. Iddio è principio del conato (p. 165) («Deus excitat conalum»); il conato è principio del moto («conalus autem incipit u/otum»). Dunque: ovvero, siccome Iddio distinguesi dal conato della materia e de’ corpi, cosi il conato distinguesi dal loro moto; ovvero, siccome sono medesimati moto e conato, cosi son medesimati conato e Iddio. L’uno e l’altro sembra un assurdo, quando una qualche spiegazione non dilucidi si fatta oscuritá, e una qualche ragione non aiuti l’intelletto a capir ciò che per se solo non si può intendere. Di tal fatta son pure quelle parole (p. 161): «Cheché si genera, egli ha dal moto la sua origine, il moto l’ha dal conato, il conato da Dio» («re rum geneses motum, motus conatum, conalus Dcum sequitur»). Donde si deduce: oche il prodotto, il moto, il conato, Iddio sieno tutti altrettante cose distinte; o che tutti sieno una cosa medesima. Di piú, il conato è un non so che di mezzo infra la quiete e ’l moto: «conalus inter quietem et motum est medius» (p. 156). Ma il conato è lo stesso moto. Dunque anche il moto è un non so che di mezzo infra la quiete e se stesso. Dunque in quel grado, in cui sono tra di loro il conato e ’l moto, il sono parimente la quiete e ’l conato. Ma il conato è lo stesso moto. Dunque anche la quiete è lo stesso conato. Dunque ancora saranno una cosa medesima la quiete e ’l moto. Scendiamo a un’altra difficoltá.Tre sono — egli dice (p. 180) — l’operazioni della nostra mente: percezione, giudizio,