Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/108

Da Wikisource.

Osserva in appresso esser necessario bandire lo scetticismo da tutte le scienze e spezialmente dalla dottrina de’ costumi, che non può accordarsi con que’ dubbi che possono impedire la pratica delle virtú, di cui lo scetticismo fa sospendere l’essercizio. Egli sostiene con giustizia la metafisica cristiana esser vera in quel che c’ insegna, che vi ha un Dio di cui la cognizione, la potenza e la volontá sono infinite; e perché questo Dio non si conosce per mezzo de’ sensi ma dello spirito, ne siegue che la vera religione consiste nel culto che si rende a questo essere spirituale, lo che distrugge il paganesimo. Ella consiste altresi nella puritá dello spirito e nella pietá del cuore, e da ciò nascono tutti i doveri che gli uomini debbonsi gli uni agli altri. Consiste anco in questo la sapienza originale dell’uomo nella contemplazione delle cose piú alte e nella prudenza civile; e su questo ancor si ravvolge ( a ~> la piú antica sapienza non men de’ greci che de’ romani. Alla pietá succedette la religione, che era il timore che si aveva della divinitá a cagion che ciascuno si sentiva colpevole; la puritá dell’anima fu supplita dalla puritá del corpo e dal culto esteriore che si rendeva alla divinitá, e che consisteva piuttosto nelle cerimonie che nella contrizione del cuore e nell’umiltá, almen tra’ pagani. Ma il filosofo avrebbe potuto riconoscere la falsitá di questa religione s’egli avesse cosi ragionato: — Io m’accorgo che ’l mio spirito è limitato, poiché vi sono infinite cose che io non concepisco; per la cognizione dell’ordine eterno io conosco le veritá eterne per le quali io communico con infinite altre intelligenze (*), s’egli è vero che ve ne sono infinite; adunque l’idea dell’ordine eterno non è quella dello spirito limitato, ma bensí dello spirito infinito; Dio è questo spirito illimitato, e non giá il mio di cui i lumi sono finiti; questa idea non mi vien punto dal mio corpo il quale egli è ancora piú terminato. — L’auttore mostra di piú che

(a) Cest sur cela que roulait — (6) il Vico corregge il Ledere, che, fraintendendo il testo vicinano (« ego aelerna agnosco vera, per quae cum infinitis inlelligentiis... communico »), aveva scritto: je connois les vèrites èternelles, auxquelles je partícipe avec ime infiniti d’inlelligeuces.