Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/129

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de Turris (1661-1739), giá emulo del V. nel concorso alla cattedra di rettorica, e soprannominato a sua volta « il satiro cornuto». Alla tardiva conoscenza di codesto dietroscena alludono certamente le parole dell’ Autobiografia-. « fatto egli accorto dell’ infelice evento»; e, stando cosi le cose, si spiega perfettamente perché da Domenico Caravita, figlio di Niccolò (16701770), fosse consigliato a desistere dal concorso. Dovè per altro presentare la sua desistenza (che non è negli atti) semplicemente a voce, e pertanto fu egualmente scrutinato e, com’era da prevedere, « bocciato * all’unanimitá. Giacché i due partiti contendenti non fecero andar disperso nemmeno un voto: in guisa che, su ventinove votanti, quattordici furono pel De Turris, quindici pel Gentile, che ebbe la cattedra. Il fatto, quantunque non insueto, suscitò qualche scandalo, da cui prese occasione un Domenico Migliaccio, nemico del Capasso (capo del partito che sosteneva il Gentile), per iscagliare contro lui, il Gentile e il De Turris, e in difesa del V., una violentissima poesia latina, alla quale il Capasso non seppe rispondere nel merito una parola sola, pago di far rimproverare al Migliaccio dal suo amico latinista Antonio Morlando qualche non elegante costrutto latino. Ciò non ostante, il V. non serbò alcun rancore contro il Capasso, che anzi scelse nel 1732 quale censore civile del De mente heroica. Meno indulgente fu verso il Gentile, al quale certamente allude cosi in un luogo della Scienza nuova prima , ove ricorda, con molta amarezza, le « offese di coloro che amano meglio di non intendere che dimenticarsi » , come in un altro della Scienza nuova seconda , ove satireggia le interpetrazioni volgate che gli « eruditi interpetri della ragion romana insegnano dalle cattedre a’ semplici giovanetti».

pp. 48-9 — L’opera di cui qui si discorre è la cosi detta Scienza nuova in forma negativa , iniziata poco dopo la disavventura universitaria dell’aprile 1723 e giá a buon punto nell’ottobre. Un anno appresso, mercé i buoni uffici di Biagio Garofalo e del medico Francesco Buonocore, il V. otteneva che la dedica della nuova opera fosse accettata dal Cardinal Lorenzo Corsini (il futuro Clemente XII): accettazione che, giusta l’uso del tempo, implicava il tacito impegno a sopperire, almeno in parte, alle spese di stampa. Senonché, quando nel giugno 1725 il V. ebbe compiuta la sua fatica nel manoscritto e sollecitò il Corsini a mantenere la tacita promessa, la risposta fu quella che si legge a pp. 183-4 del presente volume. E il ms. della Scienza nuova negativa