Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/130

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fu nel 1729 offerto dal V. al padre Lodoli, restituito nel 1730 all’autore, donato nel 1731 (cosi almeno afferma il Villarosa) a Francesco Solla: dopo di che non se n’è saputo piú nulla. — Giulio Niccolò Torno (1672-1756), canonico della cattedrale di Napoli, fu dal Diritto universale in poi, revisore ecclesiastico di tutte le opere del V. Nel 1723 scrisse un voluminoso trattato contro l’ Istoria ciznle del Giannone, il quale, sebbene restato inedito, valse forse a rendere cattive le relazioni tra il Giannone e il Nostro. D’altra parte, la fraterna amicizia tra il V. e il Torno mostra priva d’ogni fondamento la leggenda (raccolta dal Cuoco) che l’oscuritá della Scienza nuova fosse voluta dall’autore per nascondere il suo vero pensiero alla curia arcivescovile di Napoli. Falsa altresi l’altra leggenda (raccolta dal Rogadei), secondo la quale l’oscuritá del V. sarebbe derivata da « artifici dell’autore per non togliere la necessitá della sua viva voce » e dal desiderio « che la sua opera avesse dovuto avere piú conienti che non ne ebbe san Tommaso». Che anzi scopo precipuo del V. nel rielaborare nove volte (dal Diritto universale all’ultima Scienza nuova ) le sue scoperte filosofiche e storiche fu precisamente un’irraggiungibile chiarezza; e la ragione vera dell’oscuritá, che, ciò non ostante, rimase e si fece piú fitta, è da ricercare in talune confusioni fondamentali del suo pensiero.

pp. 49-54 — L’opera, riassunta in forma positiva (o meglio totalmente rifatta) dalla Scienza nuova negativa , è la Scienza nuova prima, cominciata a scrivere a principio dell’agosto 1725 e giá pubblicata il 18 ottobre dello stesso anno. L’« elogio», con cui il V. «l’indirizzò alle universitá di Europa», è la dedica epigrafica alle «accademie di Europa», che segue, nell’edizione originale, a quella epistolare al Corsini (quella stessa preparata per la Scienza nuova negativa ), e che, nei vari esemplari postillati dal V. medesimo, fu cancellata. — A proposito della lettera del Corsini al V. (p. 53 e cfr. Carteggio, lett. xxxvin) è da osservare che il Corsini, senza nemmeno leggere l’esemplare in carta distinta e magnificamente rilegato inviatogli dall’autore, s’affrettò a donarlo al marchese Alessandro Gregorio Capponi, che, alla sua morte, lo lasciò con la restante sua biblioteca alla Vaticana, ove tuttora si serba, con l’annotazione nel recto della prima pagina: « Dato a me A. G. C. dall’em.mo Corsini prima per considerarlo e poi in dono, decembre 1725».

PP- 55’6 — L’ebreo livornese Giuseppe Athias, appartenente