Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/183

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sendo le tante belle cose che voi mettete in luce si fattamente infra di loro attaccate che mal può divisarsi il vero dell’ una senza por gli occhi a quello delle altre, uom che non abbia e ampiezza di mente per comprenderle tutte insieme e la fortezza necessaria a tener giú l’audacia tiranna di nostre torte prevenzioni, difficilissimamente potrá formarne dritto ed uguale il giudizio; e conciossiaché ad assai pochi toccò dal cielo si bella grazia e ventura, ei non è quinci per niente da maravigliare se pochi siano gli approvatori della maravigliosa opera vostra. Ma ben voi, signor mio, che siete savio non meno che scienziato, devete soddisfarvi dell’approvazion di tai pochi, e, in mancanza eziandio di costoro, soddisfarvi soltanto di voi medesimo; che ben la Dio mercé avete in voi solo di che pienamente esser pago e contento, cioè dire di quel gran fondo di sapienza verace ond’è ricca la mente vostra, col divino genio di farne, qual pur ne fate, altrui graziosissima copia. Del rimanente io vi rendo, signor mio, grazie infinite deli ’onore segnalatissimo che vi è piaciuto di farmi del palesare al publico l’unico pregio onde io vado giustamente altero, di esser, qual sarò sempre, ecc.

Arienzo, 3 ottobre 1721 .

XXII

AL PADRE GIACCO

Narra le accoglienze fatte dai letterati napoletani al giudizio del Giacco (lettera x) e ringrazia della lettera precedente (xxi).

Quinci può Vostra Paternitá reverendissima facilmente conoscere quanto sia grande l’auttoritá che nella republica de’ letterati Ella bassi meritevolmente acquistato, che non sono mancati di alcuni a’ quali la mia opera dispiace, che sono iti dicendo il padre Giacchi mal soffrire che io mi fussi onorato col pubblico del suo giudizio che per sommo onor mio con la sua prima lettera ne aveva dato. Ma quanto sono perversi i pensieri degli stolti] Nello stesso tempo che essi fan si gran