Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/185

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dente oppenione di credito inverso di chi l’insegna, come la si acquistarono tutti gli altri filosofi che, insegnando pubblicamente, tratto tratto andarono salendo in grido di valenti maestri e si stabilirono le loro nuove dottrine, o di vestire un temporario scetticismo col quale vadano a leggere o, per meglio dire, a meditare attentamente libri di nuove scoverte, con animo risoluto e fermo di niegar tutto che non gli costringa la forza d’una invitta evidenza a riceverlo; come troppo accortamente volle che seco si usasse da’ leggitori della sua Metafisica Renato delle Carte, il quale per questa unica altra strada previdde poter fondare una filosofia tutta nuova da’ suoi riposti ritiri, senza pubblicamente professarla nell’academie. E quindi è incomparabile la delicatezza dell’apparecchio col quale presentate magnificamente la lode a’ signori letterati che han degnato per loro bontá lodare l’opera mia, e dell’alta comprensione delle loro menti e della libera signoria sopra le passioni villane. Tal meravigliosa destrezza vi fu dettata, cred’io, dalla vostra eroica modestia, essendo Ella uno di loro.

Ma, intorno a ciò che Ella dice dover io quinci contentarmi dell’approvazion di que’ pochi a’ quali stea ben tal vostra loda, i quali sono pochissimi, egli non mel detta la moderazion dell’animo, ma una certa superba necessitá, nella quale io volontariamente entrai quando nella mia vita letteraria mi proposi una volta unicamente piacere ad uomini in grado eccellente dotti e per valor singolari, tra’ quali Ella, come un primo personaggio, mi è sempre stata fissa dinanzi gli occhi della mente in tutta la maestá la quale spiega in porgendo le sue divinissime dicerie. E, concedendo a voi la rara grandezza di animo, con la quale, sulla vostra coscienza di aver ben oprato, fate immortai teatro alla vostra virtú, io, che per la bassezza del mio spirito mi vo cercando di fuori, rendo infinite grazie al sommo Iddio, dator d’ogni bene, perché io non restassi abbattuto e vinto da quest’ultimo colpo di rea fortuna che avessi dispiaciuto a coloro a’ quali sonmi sempre studiato unicamente piacere. Onde ora i rabbiosi morsi, co’ quali mi lacera la maliziosa ignoranza, consolo gustando il soavissimo frutto d’aver piaciuto a voi soli,