Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/242

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delle materie che ragionate, mi è paruto di leggere nella nostra favella Boezio, il Platon cristiano, che sovente raddolcia la Consolazione della filosofia co’ dolcemente istruttivi versi che vi trammesta.

Felici gli eccellentissimi vostri nipoti, i quali son formati da una signorile virtú con la voce e con l’esemplo di Vostra Eccellenza, dottissimo e virtuosissimo principe ! Laonde mi rallegro con la nostra padria, che nella vostra degnissima persona vede un gran raggio di quella luce della quale rifulse ne’ beatissimi tempi degl’ incliti, in parte vostri, re Alfonso e Ferdinando d’ Aragona, quando quasi quanti erano grandi signori del reame di Napoli, tanti erano gran letterati, tra’ quali un Diomede Carafa conte di Madaloni in bel latino scrisse Dell’ educazione de" figliuoli de’ sovrani principi ; mi rallegro con la nostra etá che personaggio di taut’alto stato sostenga la cadente riputazion delle lettere, eh ’altrimenti andrebbe a rovinare con la moda, la quale Vostra Eccellenza in questi stessi libri condanna; e consolo finalmente la mia ostinata avversa fortuna, che senza alcun mio merito per vostra generositá mi vegga di tanto dall’Eccellenza Vostra onorato. A cui rassegnando tutto il mio ossequio, mi confermo, ecc.

Napoli, il di primo di marzo 1732.

LX

DI NICCOLÒ GIOVO

Preghiera di ritoccare la precedente per pubblicarla.

Peroché a’ vostri comandi la debita obbedienza niegar non posso, peroché da’ medesimi ancora il mio vantaggio si produce, ecco vi rimetto la vostra dottissima lettera e maravigliosa al signor duca indirizzata, laonde, novello accrescimento e piú lumi ricevendo, d’essa possa pur io girmene altiero, a me novellamente indirizzandola perché fregiar ne possa il libro che in commendazíon del medesimo con l’aiuto d’altri letterati