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ancora questa mia dettatura in fretta, con tutto il mio animo e rispetto a Vostra Signoria illustrissima mi esibisco e rassegno, dichiarandomi, ecc.

Bari, 5 ottobre 1737.

LXXVIII

A MONSIGNOR MUZIO GAETA

Rinnova le lodi per l’orazione del Gaeta e asserisce la concordanza delle idee di costui con quelle che egli medesimo ebbe a manifestare nel De antiquissima.

Godo infinitamente intendere dalla in sommo grado egualmente gentile ed istruttiva risposta di Vostra Signoria illustrissima che io abbia abbastanza compreso il nuovo, raro, sublime disegno da essolei condotto nella orazione funerale del sommo pontefice Benedetto decimoterzo, perocché egli mi ha fatto dilettare del mio scorgimento in intendere profondissime opere e di gran peso. Ma il voler Ella che io vi scuoprissi errori e vi notassi difetti, ciò provviene da due cagioni: una del grande animo vostro, che mi stima da tanto quanto io non sono; l’altra della vostra gran mente, del qual genere gli autori architettonici sempre hanno idee piu perfette delle medesime loro quantunque bellissime opere. Né ve ne faccia punto dubitar quello che gli uomini letterati dieno privatamente assai piú vantaggiosi giudizi dell’opere altrui di quello farebbono se n’avessero pubblicamente a far le censure; perché io cosi la sento di cotal orazion vostra come ne ho scritto, che mi recherei a somma gloria che tal mio giudizio fosse dato pubblicamente alle stampe.

Oltraché, come poteva io non solo non appruovare tutto lo che ivi da Vostra Signoria illustrissima sta divinamente pensato, ina anco non dilettarmene, avendovi Ella meditato in una guisa maravigliosa un compiuto sistema di metafisica? d’intorno al quale io, molti anni fa, aveva intesi tutti i miei debolissimi sforzi, e ne diedi fuori un libro ch’era il primo d’un’opera con