Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/29

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maniera di Platone - ove s'industria di stabilire due generi di sostanze, una distesa, altra intelligente, per dimostrare un agente sopra la materia che materia non sia, qual egli è 'l «dio» di Platone - per avere un giorno il regno anche tra i chiostri, ne' quali era stata introdotta fin dal secolo undecimo la metafisica d'Aristotile. Ché, quantunque, per quello che questo filosofo vi conferì del suo, ella avesse servito innanzi agli empi averroisti, però, essendone la pianta quella di Platone, facilmente la religion cristiana la piegò a' sensi pii del di lui Maestro, onde, come ella resse da principio con la platonica sino all'undecimo secolo, così indi in poi ha retto con la metafisica aristotelica. E, infatti, sul maggior fervore che si celebrava la fisica cartesiana, il Vico, ricevutosi in Napoli, udillo spesse volte dire dal signor Gregorio Calopreso, gran filosofo renatista, a cui il Vico fu molto caro. Ma, nell'unità delle sue parti, di nulla costa in un sistema la filosofia di Renato, perché alla sua fisica converrebbe una metafisica che stabilisse un solo genere di sostanza corporea, operante, come si è detto, per necessità, come a quella di Epicuro un sol genere di sostanza corporea, operante a caso; siccome in ciò ben conviene Renato con Epicuro, che tutte le infinite varie forme de' corpi sono modificazioni della sostanza corporea, che in sostanza son nulla. Né la sua metafisica fruttò punto alcuna morale comoda alla cristiana religione, perché, non solo non la compongono le poche cose che egli sparsamente ne ha scritto, e 'l trattato delle Passioni più serve alla medicina che alla morale; ma neanche il padre Malebranche vi seppe lavorare sopra un sistema di moral cristiana, ed i Pensieri del Pascale sono pur lumi sparsi. Né dalla sua metafisica esce una logica propia, perché Arnaldo lavora la sua sulla pianta di quella di Aristotile. Né meno serve alla stessa medicina, perché l'uom di Renato dagli anatomici non si ritruova in natura, tanto che, a petto di quella di Renato, più regge in un sistema la filosofia d'Epicuro, che non seppe nulla di mattematica. Per queste ragioni tutte, le quali avvertì il Vico, egli appresso molto godeva con esso seco che quanto con la lezion di Lucrezio si fe' più dalla parte della metafisica platonica, tanto con quella del Regio più vi si confermò.