Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/291

Da Wikisource.

(cfr. pp. 242, 244, 278). Oltre che pubblicare alcune opere di materia ecclesiastica, curò edizioni del Tasso, del Sannazaro, del Guidiccioni e di altri scrittori italiani. — Per l’accenno all’Hiiber e al Tomasio, p. 118. — Il passo di Tacito ( Germania , 19) fu poi messo a profitto dal V. nella seconda Scienza nuova (ediz. Nicolini 2 , capov. 435).

XI. — Francesco Ventura, al quale il V. dedicò il Diritto universale ’, fu via via giudice di Vicaria (1715), uditore generale dell’esercito, consigliere del Sacro Reai Consiglio (1717), reggente del Collaterale (1725), caporuota del Sacro Reai Consiglio e consigliere della Reai Camera di Santa Chiara (1735), presidente del Supremo Tribunale di Commercio (1739). Mori a Napoli il io novembre 1759. Del suo salotto letterario, frequentato, oltre che dal V., anche e sopra tutto dal Giannone, danno notizie il medesimo Giannone nella Vita scritta da lui medesimo e Vincenzo Ariani nella Vila di Agostino Ariani. — Don Muzio di Maio era allora uditore generale dell’esercito e favorito del viceré Cardinal d’Althann: nel giugno 1729 fu nominato caporuota della Gran Corte della Vicaria. Anch’egli aveva un salotto letterario, frequentato, tra altri, dal Capasso, che vi lesse via via la sua traduzione in dialetto napoletano dell’ Iliade, dedicata per l’appunto al Di Maio. — Di Aniello Spagnuolo, che ha rime in parecchie tra le miscellanee poetiche alle quali collaborò il V., non si conosce altro, oltre le poche notizie fornite dal V. stesso (cfr. p. es., a p. 102, quella della sua morte violenta, avvenuta intorno al 1730), che nel 1694 era studente di giurisprudenza presso l’Universitá di Napoli e che nel 1710fu ascritto all’Arcadia. — Veramente, lo stile del Giacco era proprio il contrario della «naturalezza». Ma naturale sembrava al «purista» Vico. — Di Marcello Filomarino delia Torre — di cui non mancano rime nelle raccolte del tempo e che, datosi poi a vita ecclesiastica, fu vescovo di Mileto e mori a Napoli il 13 marzo 1750— il V. era stato nel 1708 maestro supplente durante l’infermitá del maestro titolare Giovanni Scoppa: vedere anche sopra pp. 113 e 123. — Per l’accenno al Salvini, p. 117; per le giovanili «debolezze ed errori» religiosi del V., p. 109; pei «dotti cattivi», detrattori giá della Sinopsi e ora del De uno, p. 117.

XII. — Anche il marchese Alessandro Rinuccini (1686-1758) — valente studioso di economia, che dalla natia Firenze s’era ritirato a Napoli, ov’è sepolto nella chiesa di San Domenico Soriano — soleva radunare nella sua casa presso Port’Alba (poi palazzo Tom