Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/371

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2. — RISPOSTA DEL VICO

Garzon sublime e pien d’animo grande, che poche carte far questa etá d’oro estimi e, come Circi altre, quai fóro sopra il vulgo mostrar forze ammirande!

Col tuon Giove forzò l’uom da le ghiande ad ammirare il suo divin lavoro, ché sugl’ingegni e le vaghezze loro sol può chi ’l poter suo per tutto spande.

11divo Augusto perché ad onorarlo Roma ebbe l ’oceano e ’l ciel confini, chiaro feo da per tutto il padovano.

Ah, dir non puoi: — Son pronti ad essaltarlo, — perché l ’autor, poi che scovri la mano, e’ si nascose a’ popoli vicini.

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1. — DEL PADRE LUIGI LUCIA DA SANT’ANGIOLO Loda i versi e lo stile del Vico.

Qual per cosa immortai d’ inclito vanto, quand’io ti vidi e intesi, ebbi stupore; e, vólto a Italia, dissi: — Acqueta il pianto che sul tuo versi ognor spento valore.

Egli il buon stil smarrito e ’l divin canto, cli’i latini temuti, a zel d’onore, sul Tebro richiamáro, alzerá tanto che avanzin pure il lor prisco chiarore. —

E giá ’l chiuso di gloria erto sentiero ci apri, ed eccelso a degne opere duce ne lasci a illustre esemplo orme divine.

Quindi riveston la primiera luce liete le muse, e di fulgore altero ne splendon pur le sacre alme colline.