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2. — RISPOSTA DEL VICO
Spirto gentil chiama mia gloria e vanto d’ invide menti vii freddo stupore, che di ciò ch’io coltivo e ’nnaffio e pianto, sullo spuntar aduggia ogni valore;
né virtú d’erbe o d’apollineo canto lor vai punto a destar senso d’onore, ché di sé spargon morte ed oblio tanto per oscurar l’altrui lustro e chiarore.
E si smarrisca l’erto aspro sentiero de l’opre eccelse; senza scorta e duce, chi stampar mai vi voglia orme divine?
Ma tu con tua benigna e chiara luce colá mi scorgi, e splenderonne altero su le sagre di Pindo alte colline.
XI
i. — DI FILIPPO PIRELLI Idea dell’opera del Vico; Scienza nuova.
Desta da Giove, in pria si volse a lui l’umana gente, e sue donne disperse raccolse, e di terren lieve coperse Possa insepolte de’ parenti sui.
Quindi altri poi regnò sul capo altrui, e per suo scampo il giogo altri sofferse; quindi il nobil consorzio e le diverse cíttadi e le provincie e i regni a nui.
E ben fur providenza e voci ed opre del ciel, che a nostra guida accende ed arde i lumi onde le menti illustra e copre.
Tu sveli tutto il bel lavoro antico e scopri ancor l’etá future e tarde, o saggio ed immortai divino Vico.