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Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/380

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concorrere alle feste celebrate a Napoli in quella circostanza, col pubblicare a sue spese in un suntuoso opuscolo la presente canzone.

V. — Giulio Visconti fu l’ultimo viceré austriaco di Napoli (1733-4). «Giovedí — narra un inedito «avviso» da Napoli, 21 luglio 1733 — nel reai palazzo s’unirono in accademia gli Arcadi di questa Colonia Sebezia, e, assistendovi privatamente li signori viceregnanti, vi furono recitati vari componimenti in lode del viceré, avendovi fatta l’ introduzione il principe di Colobrano Carrafa, custode della medesima, e l’orazione penegirica monsignor Iannucci, prevosto di Canosa; e a tutti fu distribuito un copiose) rinfresco». Quei componimenti furono anche pubblicati col titolo: Apertura della Colonia Sebezia in occasione dell’arrivo di Giulio Visconti viceré di Napoli (Firenze, 1733), e tra essi si trova la presente poesia. — Per il mito del Pitone, a cui il V. accenna anche nella nota, cfr. Scienza nuova, ediz. Nicolini 2 , capovv. 449, 463, 464, 542.

VI-VII. — Sulle nozze Coppola di Canzano-Caracciolo dell’Amoroso cfr. p. 122; sullo Spagnuolo, pp. 102, 118, ecc.; sul Sostegni, pp. 61-2, 123, ecc. Che il sonetto VII, t, sia di quest’ultimo, risulta da una copia manoscritta serbata tra le carte vicinane ora possedute dalla Nazionale di Napoli.

Vili. — Questo sonetto non fu compreso nella raccolta per la morte della Cimmino, sulla quale cfr. pp. 122-3.

IX. — Sul Degli Angeli pp. 123, 195 sgg.

X. — 11 minore osservante Luigi Lucia da Sant’Angelo a Fasanella (P-I790 circa) fece pubblicare nel 1745, a cura di G. A. Macri (Napoli, stamperia muziana) due grossi volumi di Rime diverse , dove si leggono i due sonetti qui pubblicati, il primo dei quali reca l’indirizzo: «All’eruditissimo signor don Giambattista Vico, uomo de’ primi che in ogni soda dottrina vanta l’etá nostra ed Italia».

XI. — Il letterato, arcivescovo di Damasco e poi (1766) cardinale Filippo Pirelli (n. ad Ariano di Puglia 1708, m. a Roma 1771), che, durante la sua gioventú, dimorò a Napoli in casa del suo maggior fratello Nicola (1706 circa-1771), consigliere del Sacro Reai Consiglio e presidente della Regia Camera della Sommaria, ebbe in grande stima il V., al quale indirizzò il presente sonetto con la dedica «Al chiarissimo signor G. B. V. suo signore e maestro». Dopo la morte del filosofo, gli fece erigere