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attaccarono i loro costumi agli dèi, e diedero sconci, laidi, oscenissimi sensi alle favole (a)1.
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È un aureo luogo quello d’Eusebio (dal suo particolare della sapienza degli Egizi innalzato a quella di tutti gli altri gentili) ove dice2: «Primam Ægyptiorum Theologiam mere historiam fuisse fabulis interpolatam; quarum, quum postea puderet posteros, sensim cœperunt mysticos iis significatus affingere»; come fece Maneto, o sia Manetone, sommo pontefice egizio, che trasportò tutta la storia egiziaca ad una sublime Teologia naturale, come pur sopra si è detto 3.
Queste due Degnità sono due grandi pruove della nostra Mitologia istorica, e sono insiememente due grandi turbini per confondere l’oppenioni della sapienza innarrivabile degli antichi, come due grandi fondamenti della verità della religion cristiana, la quale nella sagra storia non ha ella narrazioni da vergognarsene.
- ↑ (a) Questa stessa Degnità rinniega Orfeo con queste favole essere stato l’ordinatore della greca umanità.
- ↑ Il Weber cita le Præpar. evang., II, 1. Ma né in questo capitolo in cui Eusebio dà un riassunto della teologia egiziana, né negli altri luoghi delle sue opere (come, p. c., nelle Demonstr. evang.) in cui si accenna agli Egizi, v’è alcun passo da cui quello riferito dal V. possa essere stato tradotto. Il solo che a quest’ultimo si accosti in qualche modo, si trova in Præpar. evang., II, prœm.: «δι ̓ ̃ης ̓εμαρτύρησαν τοὺς παλαιοὺς καὶ πρώτους τά περὶ θε̃ων συστησαμένους, μηδέν εἰς φυσικάς αναφέρειν τροπολογίας, μηδ'αλληγορεῖν τοὺς περί θεῶν μύθος ἐπί μόνης δἐ τῆς λέξεος φυλάττειν τας ἱστορίας. Ταῦτα γαρ aἱ παρατεθεῖσαι τῶν ειρημενον ἒδήλουν φωναὶ, ὡς μηκέτι χρῆναιτουτων βιαίους ανιχνέυειν φυσιολογίας, σάφῆ τόν ἑξ ἐαυτῶνἔ ἒλεγχον επιφερομένον τῶν πραγμάτων», — E pochi periodi dopo: «Πᾶσαν μέν οῢν τήν Αιγύπτιακήν ιστορίαν εις πλάτος τῆς Ελλήνων μετείληφε φωνῆς, ιδίως τε τά περί τῆς κατ'αυτούς θεόλογίας Μανετῶς ὸ » ecc. ecc. Αιγύπτιος...»
- ↑ Si veda p. 60.