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264 libro secondo — sezione seconda — capitolo terzo

come la favola della società lionina1 evidentemente lo ci conferma, perchè i plebei erano detti «soci» dell’eroiche città, come nelle Degnità2 si è avvisato, e venivano a parte delle fatighe e pericoli nelle guerre, ma non delle prede e delle conquiste. Per ciò Esopo fu detto «servo», perchè i plebei, come appresso sarà dimostro3, erano famoli degli eroi. E ci fu narrato brutto, perchè la bellezza civile era stimata dal nascere da’ matrimoni solenni, che contraevano i soli eroi, com’anco appresso4 si mostrerà: appunto come fu egli brutto Tersite (a)5, che dev’essere carattere de’ plebei che servivano agli eroi nella guerra troiana; ed è da Ulisse battuto con lo scettro di Agamennone, come gli antichi plebei romani a spalle nude erano battuti da’ nobili con le verghe, «regium in morem», al narrar di Sallustio appo sant’Agostino nella Città di Dio (b)67, finché la Legge Porzia allontanò le verghe dalle spalle romane8. Tali avvisi adunque, utili al viver civile libero, dovetter esser sensi che nudrivano le plebi dell’eroiche città, dettati dalla ragion naturale. De’ quali

  1. I, 5.
  2. Degn. LXXIX.
  3. Si veda sez. IV, cap. II.
  4. Si veda sez. e cap. cit.
  5. (a) descrittoci da Omero con le propietà di capoparte di plebe, che sono di dir sempre male de’ principi e di sollevar loro contro i popoli, [CMA4] e da Ulisse, ecc.
  6. (b) ond’a torto i critici hanno finora ripreso Omero d’aver con gli eroi trammeschiato persone volgari e ridevoli. Ma oltre a questa [CMA3] e molt’altre che si son fatte ne' Principii del Diritto universale e nella Scienza nuova prima [SN2] s’aggiugne qui quest’invitta pruova: che le favole di Esopo, prima di quelle scritte in prosa, vennero in versi giambici; il qual parlare da noi si è dimostro [CMA3] nella Scienza nuova prima e in questa seconda confermato [SN2] esser nato da’ popoli in mezzo al parlar in verso eroico e ’l parlar da prosa.
  7. I, 28; «Dein... servili imperio patres plebem exercere de vita atque terga regio more consulere».
  8. Liv., X, 9: «Porcia... lex... (emanata nel 556] pro tergo civium lata videtur, quod gravi pœna quis verberasset necassetve civem romanum, sanxit». Cfr. anche Cic., Pro Rab., 4.