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il castello sforzesco di milano

riferito dagli storici e cronisti dell’epoca. Andrea Prato, cronista di quel tempo, narra come “a dì 17 settembre, nel giorno dicato a Sancto Satiro, il prefato Bernardino Curcio, senza alcun pongimento d’onore nè recordatione de receputi benefizi, dette la rocca del Castello de Porta Giobia a Francesi: et Filippino dal Fiesco et Cristoforo da Calabria li dettono il Castello senza lassarsi trarre un sol colpo de artellaria: et ciò che in la rocca vi si trovò de le robbe et paramenti lasciati dietro da Ludovico Sforza, fu tutto partito tra il Trivulzio e il Curcio, il Pallavicino et il Visconte „: i quali due ultimi erano stati gli intermediari della cessione.

agostino di duccio bassorilievo in marmo museo artistico, in rocchetta.

Documenti recentemente pubblicati comprovano invece come, a spingere il Corte a tradire la causa sforzesca, abbiano contribuito gli stessi governatori di Milano, i quali inviarono Giovanni Morosini e Lodovico da Vimercate presso il castellano, allo scopo di persuaderlo “ad esser contento, cum la deditione del Castello, a salvare se et tutti li soi, et liberare questa città da li incomodi et travalji quale patiria quando se mostrasse obstinato in non volerlo dare cosicché la sera del 4 di settembre scrivevano al Trivulzio: “non siamo senza speranza chel castellano habia a prestarsi non molto difficile alla deditione, senza venire ai termini de expugnati one „ aggiungendo che i due messi “l’hanno trovato alquanto mollificato, et così non mancheremo de sollecitarlo per condurlo a questo effecto, et fare onore alla prefata S. a V.

Il tradimento, pur conservando la triste nota di una azione sommamente ingrata verso Lodovico, trova quindi qualche attenuante nelle pressioni sul castellano esercitate dalla stessa città, la quale voleva risparmiarsi i danni conseguenti da una disperata resistenza.

In aiuto di Lodovico il Moro, scendevano in Italia Svizzeri e Tedeschi, per tentare, nel febbraio del 1500, l’espugnazione del Castello con “granate, o ballote de ferro affogate de fuogo artificiado„, offrendo posi lo spettacolo di uno Sforza che dava il battesimo del fuoco a quel Castello, che era stato eretto per essere la rocca di Casa sforzesca: e la storia ricorda come l’impresa

tabernacolo in legno dipinto e dorato.