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il castello sforzesco di milano

andasse a vuoto perchè — come osserva argutamente il cronista Ambrogio da Paullo — i difensori “avevano desfatto quelle bombarde grosse, et refatte de più minute, che sono de più utilitate, et ben fornito de francesi alla guardia del Castello, con il castellano più fedele che Bernardino da Corte

La storia registra pure come Bernardino da Corte, vituperato non solo dai Milanesi, ma dagli stessi Francesi che gli negavano il saluto, terminasse i suoi giorni da disperato, non senza sospetto di veleno; e così pure registra come a Filippino del Fiesco sia toccata una fine degna del tradimento suo: perchè, dirigendo nel 1515, in nome di Francesco I, l’attacco del Castello di Porta Giovia, cadde ucciso da un proiettile lanciato da quegli spalti ch’egli aveva vilmente abbandonato. Un nuovo periodo di vicende, nelle quali predominarono le preoccupazioni militari, si schiuse in Castello colla caduta di Lodovico il Moro; ma, per completare il singolare contrasto fra lo sfarzo della vita esteriore, e l’adattamento ad abitudini domestiche piene di privazioni, che per noi sarebbero insopportabili, viene opportuno un ultimo bozzetto, che ci descrive in qual modo Cesare Borgia, il famigerato duca Valentino, abbia pernottato nel Castello di Milano, nell’agosto 1502.

Il Re di Francia Luigi XII, che allora si trovava a Milano, nel ritornare da una festa in casa di Erasmo Trivulzio, avendo incontrato il Duca Valentino giunto a Milano per staffetta, “lo raccolse et abraciò con molta alegreza, e lo menò in Castello, dove lo fece alloggiare ne la camera più propinqua a la sua, et lui stesso solicitò la cena sua et ordinò diverse vivande, et per quella sera, per tre o quattro volte li andò a la camera fin in camisa quando doveva entrare in lecto. Ordinò poi sescalchi e servitori per il predicto sig. Duca: et ha voluto che heri el vestisse de le camise, zupponi et habiti suoi, dicendoli che per bisogno de la persona sua non dimandasse cosa alcuna a persona viva, se non di quelle proprie di sua Maestà, cusi di questo bisogno del vestire, perch’el non ha cariaggi, come de cavalcature. Pensi la Sig. a Vostra che sua Maestà

s. gerolamo - tavola di ambrogio da fossano.