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Pagina:Vincenzo Bellini (Calcedonio Reina).djvu/23

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BELLINI 21

poco. Aveva udito mutati gli applausi in fischi, la folla della platea sorgere ostile innanzi a lui; i buoni milanesi, che avevano formato la sua fama, ora s’adoprano d’un tratto a distruggerla. La Norma era stata fischiata! Eppure egli non dà in ismanie; lo spirito eletto, il grande amore, la cosciente sapienza, con che aveva segnato l’Opera sua, gli sussurravano parole segrete di conforto e di umiltà confidente. Non voci d’ira o di sdegno incolpavano alcuno; piglia la penna e scrive al suo Florimo parole di profezia e di singulto: «Vengo dalla Scala, prima rappresentazione della Norma; lo crederesti? Fischiata! Non ho riconosciuto più quei cari milanesi che accolsero con entusiasmo, colla gioia sul viso e l’esultanza nel cuore il Pirata, la Straniera, la Sonnambula! Mi sono ingannato! Ho sbagliato. I miei pronostici falliti, le mie speranze deluse! Ma te lo dico col cuore sulle labbra, caro Florimo, ci sono tali pezzi di musica che, te lo confesso, sarei felice poterne fare di simili in tutta la mia vita artistica. Non fischiarono i romani l’Olimpiade del divino Pergolesi? Nelle opere teatrali il