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22 C. REINA

pubblico è giudice supremo; se arriverà a ricredersi avrò guadagnato la causa; proclamerò Norma la migliore delle mie opere! Leggi la presente a tutti gli amici; amo dire il vero tanto nella buona quanto nella avversa fortuna».

E mentre la infausta notizia correva sulla bocche di tutti, e Dio sa quanti mostravansi, con le lagrime agli occhi, gaudenti di gioja segreta, la Norma erasi già rialzata. La druidessa innamorata e severa già rivelavasi tutta nel fascino sublime della tragica azione. «Mi sono ingannato!» No: quaranta sere seguirono piene d’applausi; ogni pezzo suscitava entusiasmi; ad ogni nota, ad ogni espressione, ad ogni canto seguiva altro canto, altra espressione mormorante di fremiti, più intima di delizie. L’austerità sacerdotale druidica, nella quale la preghiera s’insinua come raggio tra nuvole fosche, le parole lusinghiere d’un amore colpevole, la donna cupa di matricidi pensieri, il giovane soldato romano, cui la voluttà e la potenza della sua patria, e il rimorso del pentimento, non sono schermo al castigo di una turba fiera nei suoi costumi e nella