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BELLINI 37

Mi sembra, e te lo dico con ribrezzo, che tra poco altro tempo dovrò seguire nel sepolcro la poveretta che non è più! Che vuoi? Compatiscimi, o come meglio t'aggrada, compiangimi! Addio».

Nell'ultima lettera che scrive al suo Florimo (7 sett. 1835) dice che del suo malore andava meglio, e finisce: «resta però un leggiero dolor di testa... Nulla ho più di nuovo». Il malore avanzava inesorabile. Dal 15 al 27 Settembre aveva tolto ogni speranza. Il Maestro Carafa fu tra i pochissimi che nel corso della malattia lo avesse avvicinato. Costui ci ha tramandato solo le parole del giovine delirante. «Dov'è mia madre, dov'è mio padre?... E Florimo perchè non giunge... gli amici?...».

Dal 2 Settembre all'estrema sua giornata quali medici lo curarono? Di che premure e sollecitudini gli furono pietosi coloro ai quali era ospite? Un fosco velo copre gli ultimi giorni, le ultime ore di quel grande sventurato.

Il barone Aymè d'Aquino, ministro plenipotenziario di Francia, scrive così:

«Parigi, 8 Settembre 1835— Il giorno 11 corre la notizia che Bellini è ammalato a Puteaux (ove