Pagina:Vita di Cristoforo Colombo.djvu/49

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CAPITOLO JV. 13 licione fa tanfo osservante, 6he in digiuni, e In dir tutto roffìcio canonico poteva essere stimato professo nella reli- gione. E fu tanto nemico de' giuramenti e bestemmie, che io giuro, che mai non lo sentii giurare altro giuramento , che per san Fernando: e quando più adirato si ritrovava con alcuno, la sua riprensione era dirgli, vi dono a Dio, perchè faceste, o diceste questo. E, se alcuna cosa aveva da scrivere, non provava la penna, senza prima scrivere queste parole, lESUS cuvi MARIA sit nobis in via; e di tal carattere di lettera, che con solo quello si poteva guada- gnare il pane. Ma lasciando le altre particolarità de' suoi fatti e costumi , che nel corso della storia potranno esser a suo tempo scritti, passiamo a raccontar la scienza, a cui egli più si diede. Dico adunque che nella sua piccola eti imparò lettere e studiò in Pavia tanto, che gli bastava per intendere i cosmografi, alla cui lezione fu molto affezionato: per Io quale rispetto ancora si diede all' astrologia, e alla geo* metria : perciocché queste scienze sono In tal maniera con- catenate, che runa non può stare senza l'altra ; ed ancora perchè Tolomeo nel principio della sua Cosmografia dice , che niuno può essere buono cosmografo, se ancora non sarà pittore. Participò ancora del disegno, per piantar le terre, e fermar i corpi cosmografici in piano ed in tondo. CAPITOLO lY. Gli esercìzi, ne' quali si occupò l'Ammiraglio, avanti che venisse in Ispagna. Ora, l'Ammiraglio avendo cognizione delle dette scienze, cominciò ad attendere al mare , e a fare alcuni viaggi in levante, e In ponente: de' quali, e di molte altre cose di quel primi di io non ho piena notizia ; perciocché egli