Pagina:Vita di Dante, Petrarca e Boccaccio.djvu/117

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dicesi, abbia preso, per vivere in quiete più facil- mente giusta i suoi desideri, astretto dalla tenuità del patri monto , tuttavia còlali maggiori proferte del sommo Pontefice non esitò rifiutare, come per- turbatrici della tranquillità de* suoi studi. Questo del parie il pontent issi ino duca di Milano, e l'il- lustre Principe di Padova, costa, aver fatto talora, promessigli di buon grado doni grandissimi , se di conversare, e abitar seco loro avesse consentito. Pure con taluni grandi Principi qualche tempo ei oonvisse* Nella sua giovinezza dimorò per poco presso il Romano Pontefice ; ma poi venuto a tedio della vita cortegiana , come dicest , così dipartissene , che non mai in avvenire vi abbi* voluto tornare, sebbene spesse fiate per lettere, ed apostoliche offerte ne fosse formal mente invitato.

Con Galeazzo Visconti duca di Milano passò alcuni anni. E finalmente presso taluni altri molto egregi Principi vissuto, trb offici di legazione, e questi troppo interessanti degnisi ma metile- iti quei tempi sostenne. Fu inviato a Venezia per couchiu- dere pace tra Veneziani e Genovesi : al serenìssimo Re de* Romani ancora , che per avventura vi vea nell' estrema barbarie, per focace Ligu&ica, a ser- virmi diali a stessa sua espressione : ed infine venne spedito oratore, per gratularsi con Giovanni Re<le' Franchi , liberato in allora dalla prigionia degli Inglesi, siccome in-una deHe sue pistole ei scriva a Giovan Bocca oc iò. Ed in tanto onore il tenevano