Pagina:Vita di Dante.djvu/446

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64 CAPO SECONDO

FraDolcino, ch’erano le eresie serpenti allora in Italia, nè mai allora sospettato per tale, come lo furono i Cavalcanti ed altri suoi contemporanei e compagni di parte. A provarlo buon cattolico, basterebbe la protesta esplicita posta in fronte al presente capitolo. Dalla quale e dagli altri passi citati, e da tutta la vita di Dante, e finalmente dalla morte di lui, vedesi quanto stolta impresa sia stata quella di taluni, i quali vollero far di Dante un precursore de’ riformatori dei secoli XV e XVI, un anello mancante nella storia dell’eresie, un membro di società segrete, uno scrittore in gergo, vile, doppio, e nascondentesi; lui che, bene o male, più o meno giustamente od ortodossamente, ma certo apertissimamente sempre scrisse ed operò. Povero Dante! tanti secoli dopo morto ti tocca la medesima sorte che ia vita: niuno tanto ti nuoce come ittuoi mal veggenti amici.