Pagina:Vita di Dante.djvu/590

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poi i moderni Michele Scoto, Guido Bonatti, ed Asdente1 - 5° de’ barattieri, invischiati in un lago di pece, ove son tenuti da’ graffi de’ demoni; e qui è un Lucchese innominato; e segue tra que’ diavoli e i poeti e l’anime una scena di commedia che par bassa ad alcuni, ma non può non parere vivissima a ciascuno; e sonvi poi un Navarrese, un Frate Gomita da Gallura, e Michele Zanche, un altro di Sardegna2 - 6° degli ipocriti gravati di cappe dorate, ma di piombo; fra cui due Frati Gaudenti Bolognesi, l’uno guelfo e l’altro ghibellino, presi già insieme per podestà dai Fiorentini. E vi son poi crocefissi in terra, Caifasso, Anna, e i sozii loro nella condanna di Gesù

  1. Canto XX.
  2. Canti XXI e XXII. Io non aggiungo note storiche su personaggi accennati, che sarebbero troppe s’io volessi far conoscere ognuno di essi, o correggere gli errori de’ commentatori. Qui poi non mi so trattenere di citarne uno, ad esempio. Dante, parlando di questi Sardi del secolo XIII, usa due modi di dire di lor paese lasciar di piano, e Donno(C. XXII, 85 ed 83, 88); ed è curioso veder qui (Ediz. Min.) un commentatore spiegare questi due modi di dire colla lingua spagnuola, la quale non potè entrare in quell’isola se non con gli Aragonesi, al tempo appunto (al più presto) in che Dante scrivea.