Pagina:Vita di Dante.djvu/609

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fin qui fatto quasi mai cenno degli imperadtri, ei fu perchè in niuna età del medio evo non si impacciarono eglino così poco d’Italia. Sarebbe egli per ciò, ch’ebbero agio a germogliarvi così bene le arti, le lettere, la poesia ed un Dante? Se così fu, ella fu fortuna reciproca alle due contrade; e tale fu giudicata da uno de’ maggiori uomini che sien saliti mai sul trono dei Cesari, Rodolfo, il prode stipite della stirpe austriaca. Il quale, semplice gentiluomo della casa di Thierstein e non più che conte d’Asburga per sua avola Ida, ma famoso nell’armi duranti le ultime vacanze e contese d’imperio, era stato, dopo le vane elezioni di Guglielmo d’Olanda, di Riccardo d’Inghilterra e di Alfonso di Castiglia, eletto egli re de’ Romani e di Germania nel 1273, ma non era sceso mai a farsi incoronare nè re d’Italia in Monza nè imperadore in Roma. Dicono ei dicesse:niuno mai de’ predecessori essere tornato d’Italia senza diminuzione di diritti e d’autorità. Tenendosi lontano, tennesi in buona pace con gli Italiani e co’ papi; cui lasciò indisputati i diritti contesi loro fin allora sulla Marca, sulla Romagna, e su tutta l’eredità dell’antica contessa Matilda.