Pagina:Vita di Galileo Galilei scritta da Giovanni Bonfanti.djvu/9

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giorni, che dimorava in Pesaro, e con esso lui s’applicò alla contemplazione del centro di gravità dei solidi, e tanto seppe in questa materia operare, che fu da tutti esaltato e commendato grandemente, acquistandosi pure la benevolenza del gran duca di Toscana Ferdinando I, e del principe don Giovanni de’ Medici.

Divenuta vacante la cattedra di matematica in Pisa, vi fu promosso, ed ivi entrò l’anno 1589, e dell’età sua vigesimo sesto. Qui egli essendo, vòlse la mente ad altissime cose; imperciocchè alle prime osservazioni della lampana fece seguire le pubbliche esperienze della caduta de’ corpi gravi dalla cima del campanile, e cominciò quindi ad attaccare e battere in ogni parte la fisica peripatetica; e si fu questo il principio della riforma generale de’ suoi studi, e quello ancora delle sue più disgustose vicende; dappoichè molti filosofastri se gli mossero contro, ed in guisa lo perseguitarono, che fu costretto di abbandonare Pisa, e ridursi in Padova, ove subito dalla Serenissima Repubblica di Venezia ottenne in quella sua Università la lettura delle matematiche. Scrisse quivi vari trattati, fra i quali uno di fortificazione, uno di gnomonica, un compendio di sfera, un trattato di meccanica, ritrovò il termometro, e nell’anno 1597 inventò il suo ingegnosissimo compasso geometrico e militare, insegnandone l’uso; e fatta particolar osservazione sopra la virtù della calamita, ottenne con esperienze di armare qualunque pezzo, che sostenesse di ferro cento volte più che disarmato.

Circa l’aprile del 1609 fu per semplice caso, che in Olanda un artefice collocò due lenti in modo, per cui si vedevano gli oggetti vicini resi più grandi del loro stato naturale, ed i lontani apparivano più vicini. Se ne sparse di ciò voce in Venezia, e giunse ancora alle orecchie del Galileo, il quale s’immaginò tosto l'opportuna combinazione delle lenti, ed in pochi giorni formò un occhiale, che rendeva tre volte il diametro più grande, e nove la superficie e la grandezza apparente degli oggetti. Altri poi ne costrusse, e finalmente