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classificazione dei testi clxxi

quanto al pronome enclitico l in XXVI 9, essendo breve e sottile asticciuola posta nell’interlinea, potè passare inavvertito, o esser creduto giunta non necessaria, e potrebbe anche (chi può escludere il caso?) essere stato aggiunto posteriormente da qualche possessore. E vi sono indizi che proprio fan credere che b* derivi da To. Abbiamo notata in b l’omissione di luogo al # XXVIII 3 in un passo ov’essa parola, oltre che necessaria al senso, è posta in rilievo dalla sua stessa posizione nel periodo, sicché difficilmente poteva venir fatto di lasciarla fuori: ammettendo che fosse To a lasciarla, si avrebbe una ragione speciale dell'omissione nel fatto che l’amanuense doveva voltare il foglio proprio nel momento di scrivere le due parole molto luogo, venendo molto a cadere proprio in fine della c. 41a. Così in XXIII 13, al punto ove Dante si riscuote dalla dolorosa visione della morte di Beatrice, avvenne a To di scrivere misuegliassi invece di miuergognassi; e accortosi subito del trascorso, sottolineò, per espungerlo, misuegliassi e continuò poi a copiare miuergognassi molto tutta uia ecc.: ora, b* non dovè fare attenzione alla sottolineatura di misuegliassi e gli attribuì altro valore che d’espunzione 1, e trascrisse misuegliassi miuergognassi molto, poiché i suoi derivati recano:

b1: misuelglassi, mi uerghognai molto
b2, ossia Panc. 9 (perchè Magl. VII 1103 anche qui corregge: che io mi uergognassi): mi suegliassi miuergogniassi molto
b3: misuegliassi ζ mi vergognassi molto
Laur. XC s. 136: mi suegliassi ζ mi vergognassi molto2.


Ma la migliore conferma della derivazione di b* da To l’abbiamo nell’essere quest’ultimo di mano del Boccaccio. Fortunatamente, dopo le ricerche dell’Hauvette e principalmente dell’Hecker lo scetticismo che regnava fra gli studiosi a proposito di autografi boccacceschi è scomparso, o s'è almeno di molto attenuato; e nessuno che abbia studiato con serietà la questione dubita più dell’autografia dello Zibaldone laurenziano (XXIX e va con esso il Laur. XXXIII 31 -; cfr. Hecker,

  1. Altre volte, o prima e dopo, si trovano in To parole espunte, e b* non lo riproduce, ma il senso, meglio che nel nostro caso, avvertiva che erano errori: qui, a non ripensarci bene, il misuegliassi paro a suo posto.
  2. In dubbio lascia al § XXVI 11 la lezione giosa di To, di fronte a gioiosa di b* e a gratiosa delle altre tradizioni: giosa da gioiosa si spiegherebbe facilmente per la ripetizione che si ha in gioiosa di io; invece non é così facile ammettere che a scriver giosa si riduca uno che ha in animo di scriver gratiosa. Pure chi ha scritto pari per parti (e in XXIV 5 pare invece di parve e in XIX 9 audere invece di auedere), può anche dall’iniziale di gratiosa, sorvolando su rat, come se lo avesse già scritto, venire a iosa: b* poi davanti a giosa avrebbe pensato a integrar gio[io]sa.