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classificazione dei testi clxxvii

In Vita Nuova e le canzoni di Dante, si hanno le stesse omissioni e varianti secondarie, e come in K2 così anche in To. Il fatto stesso che K2 riproduce un testo così lontano dal capostipite della tradizione boccaccesca, non prova nulla contro la sua -autografìa: vuol dire che quando il Boccaccio si pose a copiarlo, non aveva o non potè trovare altro esemplare. Il quale, del resto, potè essere anche un’altra sua copia; perchè l’esistenza, fra la Vita intera che si ha nel codice di Toledo e il secondo Compendio che si ha in K2, d’un primo Compendio fa credere che fra To e Ka ci sia stato di mezzo un altro codice di opere dantesche trascritto dal Boccaccio, pel quale a quel primo Compendio fu appunto dato opera. Le prove paleografiche conservano quindi tutto il loro valore. Già il Rostagno e l’Hecker hanno notata la straordinaria somiglianza della scrittura di K2 con quella degli altri autografi boccacceschi, particolarmente colla Genealogia; e risoluto sostenitore dell’autografia di quel codice è divenuto - mi sia lecito annunziarlo - il Vandelli dopo uno studio accurato che ha dovuto fare di esso in relazione con gli altri Mss. della Commedia nei quali ha riconosciuto la mano del Boccaccio. La convinzione mia è che, se teniam conto dei soli argomenti calligrafici, Ka sia autografo più sicuro dello stesso codice di Toledo, perchè mentre questo, per essere più accurato, rivela meno i tratti personali, in quello la scrittura ha preso quella maggior trascuratezza e quella naturale defigurazione che è conseguenza dell’abitudine e forse anche della minor sicurezza della mano e dell’occhio: e il vedere che una copia che per argomenti interni risulti assai tarda, come quella che ha il secondo Compendio e un testo della Vita Nuova molto lontano da To, ha precisamente le stesse defigurazioni e le stesse preferenze fra varie forme di lettore, che si riscontrano nei più tardi autografi del Boccaccio 1, è per me la dimostrazione più sicura che anche quella copia è della mano di lui; perchè non è ammissibile che un tipo di scrittura calligrafica modificandosi naturalmente per due diversi copisti risulti sempre più somigliante noi minimi tratti e più uniforme, quanto più si proceda nelle alterazioni e nelle sostituzioni. L'Hecker vorrebbe, per risolversi a dichiarare autografo K2, qualcuna di quelle prove che postumo dirsi di redazione; ma poiché si


    tenebrosi fosse in tutti o due i luoghi già nell’esemplare adoperato dal Boccaccio, e che a questo punto non avvertisse la ripetizione o non sapesse come mutare. Omissioni come ne, temo, che, o come quella del v. Chagion sarà che innanzi tempo muoia, nei luoghi indicati dal Cesareo, non sono rare anche nei codici della D. C. attribuiti al Boccaccio, nè sono per sè cose dadar pensiero.

  1. Cfr. p. CLXXII.