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ORTOGRAFIA CCLXXV

nare, adottiamo generalmente la notazione scempia, lasciando, come nell'ortografia moderna avviene, alla pronunzia di produrre quell'oscillazione che non sappiamo esattamente rappresentare colla scrittura. Mantengo tuttavia due combinazioni, che son rimaste anche nell'ortografia moderna come due composti, acciò e giammai, perchè il primo mi è dato da tutti i testi in tutti i luoghi ove ricorre (sempre però staccato acciò da che, come anche però che), e il secondo da K S M To nell'unico caso che la Vita Nuova presenta (solo O già mai). Scrivo invece sì che, perchè non si trova mai raddoppiato, salvo rara eccezione in K S; e così sì come. Quanto all’articolo unito alle preposizioni, seguo la notazione scempia, perchè essa è in gran prevalenza in K S M O (per nella nelle in K S e per della in S prevale la doppia, ma auche la scempia è tutt’ altro che rara, e dele prevale su delle anche in S) : ad adottare tale sistema mi conforta anche il fatto che lo scempiamente dell’articolo è della tradizione poetica (Caix 189, 191, 199) e assai comune nell’uso fiorentino più antico (Framni. del 1211, Capit. S. Gilio, Stat. Carmine ecc.), e che il raddoppiamento cresce per opera dei copisti quanto più si procedo oltre nel sec. xiv. Mantengo pure le gialle recòmi, partisi, èsi, nomi- notami, datemi da K M (S To hanno la doppia) perchè, mentre non possono dar luogo ad equivoci, sembrano rispondere meglio all’uso del tempo, che mirava a conservare la distinzione etimologica delle parti ; donde le rime come fusi, Par. Ili 108 (cfr. Parodi, La rima ecc., 110).

Ma poiché in XII 13 tutti i testi hanno tmirassi, e in XXIII 20 dicerollo, non me no discosto ; e così per falli, falle, dille, dilloci.

44. Assimilazione di consonanti. - Non tengo conto di alcuni pochi casi d’assimilazione come illoro, illui ecc., trovando accanto a queste forme quelle dissimilate, e di rado concordando i testi nel porgere il caso d’assimilazione allo stesso luogo.

45. Sincope di vocali eco. - La tendenza alle forme piene che si nota specialmente nella prosa, ci consiglia di preferire nobilitò,-de, umilità occ. idle forme sincopate nobiltà, umiltà ecc., quando ci sorreggano i Mss. j e accetto auche cederebbe e donerebbe da S M (poterebbe Inf. VII 66) auerai da K S, auerci dal solo K. Leggo in XXIV 7 e in XXVI 7 un spirito, e non uno spirto; perchè nel primo caso K, e auche To, mi dà quella lezione, e M S tino spirito, che permette ambedue le soluzioni ; nel secondo la lezione eh’ io preferisco è data da M e da To, e gli altri teBti hanno l’incerta variante uno spirito. Anche in XXXVIli 10 prescelgo questi è un spiritei, jierchè così leggono K M To (S questi e uno), e perchè troppo forte è l’iato se questi è uno ha da valere nel verso solo tre sillabe. Ma preferisco, avendo due casi sicuri di vedestii (XXII 14, XXIII 20), leggere anche avrestù sul fondamento di K iu XV 1 (M auresutu ; 8 avresti risposto, uia V aurestu ; COLXXTI INTRODUZIONE