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To auresti tu) e in XVIII 7 (M auresti operate tu, S aiteresti tu operate.

To auresti tu operate). Mi risolvo in XII 11 per leggeramente ti faria dimore, invece che per leggermente ti faria disonore, perchè se M ha disonore e 8 disonore, disnore è di K To, e K To M Imnno ìeg- gieramente e S leggiere mente; e leggieramente o leggiere mente è la forma costante dì K M, in prosa e in verso, e anche di S, salvo un caso (To in prosa un legieramente contro due leggermente), e disnore è, fuor della Vita Nuova, dell’ uso così poetico coinè prosastico. Questo esempio del $ XII e l’altro del XXIII 20 i pregava l’una l’altra umilmente ’, voluto dalla misura del verso, e l’accordo di tutti e quattro i codici in indifeneibi temente, intollcrabilemente, honoreuotemente ci incoraggiano ad accettare anche sensibilemente e mirali lem ente, poiché con M s’accorda l’uno o l’altro dei più antichi Mss. (To sempre mirabilmente) . Nè temo d’accettare quando s’accordano R8M, e tanto meglio se anche To, alcuno pensiero, alcuno amico, alcuno dubbio, e in genere l’articolo uno, e altri aggettivi come quello, grande, gentile ecc., sia davanti a vocale, sia davanti a consonante (per segno- reggiare me ecc., e pei dubbi che suscitano, v. n. 14); perchè tali forme pieno si trovano così frequenti nel verso (1), da non far maraviglia che talvolta si pronunciassero effettivamente anche nella prosa, specialmente iu una prosa poetica e di carattere letterario come quella della Vita Nuova ; e nel dubbie» è prudenza scostarsi il meno che si può dalla lettera dei codici.

46. Apocope^- Casi d’apocope si trovano in tutti i codici, ma radi e da farne poco conto. Tuttavia la maggior frequenza per alcune voci colpisce: ad es., per i*, io, che non è raro in K e in S e si trova qualche volta anche in M; per su', suo, che occorre in K sei volte, cinque delle quali in poesia; e per se’, sei, che è dato quattro volte da K M 8 (To puntila regolarmente le vocali che nella pronunzia del verso s’elidono; Vat2 in * Donne che avote’ largheggia in apocopi, ma è tendenza del copista, che arriva alle più sforzate elisioni: chonnaltrom per ‘che onne altro uomo ’, chu~ seruisono per i cui servo io sono ’, dimoron gnor anelino per 1 di- fi) Vat. 8793, n° ccxjv, In quello punto contro a mio volere; Antiche rime volgari, IV 50, Ih quello punto ohed io vi parlai ; Cavalcanti, 1 V prego voi In quello punto che madonna vide; Cino da Pistoia, ‘Deh Gherarduc- cio \ Dunque fa quello grazioso punto; Tesoro versif., 230, In quello tempo era in supremo onore; Guittone, Rime, I 41, n° XXV, Poi eh1 eo non posso in quello loco intrare ; Purg. II 76 lo vidi una di lor trarrai arante ; Guittone, Rime, I 6, n° ITI, v. 13, O desdegnar per fareme morire; I 52, n° XXXIII, v. 10, che ditevi coni1 eo cordlcmente, v. 13 de tlaremi, poi jriù non cher* ni chiamo ; eco.