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68 VITA NUOVA XXV 2-3 per tre cose che dico di lui. Dico che lo vidi venire; onde, con ciò sia cosa che venire dica moto locale, e localmente mobile per sè, secondo lo Filosofo, sia solamente corpo, appare che io ponga Amore essere corpo. Dico anche di lui cho ridea, 5 e anche che parlava\ le quali cose paiono essere proprie de l’uomo, e spezialmente essere risibile; e però appare ch’io ponga lui essere uomo. A cotale cosa dichiarare, secondo che 3 è buono a presente, prima è da intendere che anticamente non erano dicitori (l’amore in lingua volgare, anzi erano dicitori io d’amore certi poete in lingua latina: tra noi, dico (avegna un c, che non è dato dai manoscritti, c che non ò neoossario, anzi altera il senso della proposizione che sogno. Qui infatti ancora dove valere ‘ dirò di più ’ 1 anzi ’, come nel seguente esempio avviene por anche: poi che l'uomo àc acquistata la quantità che à determinata nell’animo suo d'avere, non si resta, anche à maggiore fame d* acquistare che prima che facesse quello proponimento (Le antiche chioso anonimo all’ Inf. di Danto secondo il testo Marciano, Città eli Castello 1900, p. i).

10. tra noi, dico ecc. La lozione da noi accolta è quella di tutti i Mss., e si trova ancho in Bisc., Edd. Mil.. Pes., Frat.1 ; ma Semi., scostandosi arbitrariamente dal proprio Ms., e, senza alcuna giustificazione, il Torri, e poi le edizioni posteriori sino al Casini, adottarono quest’ altra: av- vegna forse che tra altra gente avvenisse (al. addivenisse), e anvegna ancora che, siccome in Grecia, non volgari, ma letterati poeti quatte cose trattavano. Con cho Dante verrebbe a dire : tra noi, dico cho cantavano d’amore in lingua latina, con ciò sia ohe [l’ntw//»m che non esprime sempre, come vuole il Casini, un concetto avversativo] forse auche fra altra gente avvenisse - o avvenga ancora - che non poeti volgari, ma lettorati, queste cose trattavano; ad os. in Grecia: (e costoro, naturalmente, non iu lingua latina, ma cantavano in uu’altra di quello lingue ‘ secondario ’ che Dante ammetteva accanto alle volgari prcHSO i vari popoli, ricordando espressamente i Greci : cfr. De rulg. El., I, i, 3). E una tale variante, se la lezione data concordemente dai Mss. non avesso alcun sonso, si potrebbe accettare come probabile emendazione. So non che anclìe la lezione diplomaticamente sicura dà buon senso.

Difatti, Dante dopo aver notato che non c’ erano anticamente dicitori d’amore in lingua volgare, come ai giorni suoi, anzi erano dicitori d’amoro in lingua latina, viene a ripetere il concetto in forma più chiara, e sott’ altro aspetto che all’autore premeva di mettere in luce, cioè che tra noi anticamen to trattavano queste cose non poeti volgari, ma lettorati.

Ma questa cosa cho era notevole, per l’Italia e le altre nazioni neo-