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lxxxvi introduzione

noi preme è constatare che ci son conservati tutti i testi che furon noti al Biscioni, sicchè possiamo francamente metter da parte la sua edizione. Anche le annotazioni che appose al testo (pp. 329-337) non hanno valore por la ricostituzione critica di esso.

L’edizione del Biscioni fu riprodotta in Venezia da Giambatista Pasquali negli anni 1741, 1751, 1772 e da Pietro qu. Giovanni Gatti nel 1793, insieme con le altre opere di Dante, e pur a Venezia nel 1758 e nel 1760 da Antonio Zatta nella sua raccolta in quattro volumi delle Opere di Dante Alighieri. Nel 1810 fu anche riprodotta, dalle ristampe dello Zatta e del Pasquali, fuori d’Italia, col titolo:

la vita nuova e le rime, | di | dante alighieri. | riscontrate coi migliori esemplari | e rivedute | da | g. c. keil. || chemnitz, | appresso carlo maucke. | 1810.

L’editore stesso avverte: «abbiamo formata specialmente questa ristampa sopra l’edizione del Zatta fatta in Venezia nel 1757 [il volume 4°, contenente la Vita Nuova, porta veramente la data del 1758]; ma non abbiamo però tralasciato di riscontrare il testo con più altre edizioni, delle quali basti nominare quella del Pasquali, o la rarissima edizione di Bernardo di Giunta, in Firenze del 1527». Le di-

    in Degli occhi suoi. Una collazione più diligente pur con la stampa del Sermartelli avrebbe mostrato la necessità e il modo di correggere questi luoghi: XII, 8 in mezzo (l. un mezzo); XVI, 5 non solamente mi difendea (l. non solamente non mi difendea); XVII, 1 di questa (l. a questa); XXVI, 12 per se (l. per lei). E si poteva bene anche nelle divisioni mediante il contesto e col sussidio dei codici che di esse erano forniti (Guicciardini e Strozziano) togliere errori come questi altri: XXIII, 29 in una vana (l. d’una vana), XXXVII, 4 commuovo (l. rimuovo). Per la punteggiatura, si osservino questi passi: XII, 3: «mi parve vedere nella mia camera, lungo me, sedere un giovane vestito di bianchissime vestimenta, e pensando molto: quanto alla vista sua mi riguardava, la ove io giacea: e quando m’avea guardato....» (p. 10); - XIX, 20 «Nella seconda dico della bocca, ch’è fine d’amore, acciocchè quinci si levi ogni vizioso pensiero. Ricordisi chi legge, che di sopra è scritto, ch eil saluto di questa donna, il quale era operazione della bocca sua, fu fine de’ miei desiderj, mentre io il pote’ ricevere» (p. 21); - XXV, 4 «E non è molto numero d’anni passati, che apparirono questi Poeti volgari (che dire per rima in volgare, tanto è, quanto dire per versi in Latino) secondo alcuna proporzione è segno, che sia piccol tempo; e se volemo guardare....» (p. 31). Quanto alle divisioni, che dispose, seguendo il suo codice, per entro il tosto della Vita Nuova, non avvertì le alterazioni che avevano sofferto nel suo Ms. e in quello Guicciardini rispetto allo Strozziano; pur s’accorse della convenienza di far precedere esse divisioni alle ‘rime dolorose’, laddove nel suo codice, contro la volontà espressa dell’autore, vengono sempre di seguito (cfr. qui addietro a p. l, Manoscritti n. 31).