Pagina:Vitrioli - Epigrammi latini, G. Nobile, 1871.djvu/15

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E chi sa, che qualche somarello amante più de’ forestieri che dei concittadini, non mi venga fra piedi a lodarmi un Oweno Inglese che scrisse anche Epigrammi latini! E che sanno di buon Latino gl’Inglesi, i Tedeschi, i Francesi? E che mal vezzo è quello di predicare fra noi le Edizioni de’ Classici Latini, e le Grammatiche delle Lingue nobili compilate dai Blunds, dai Stolks, dai Pfiffer, dai Kraisser, dai Sgrimper? E chi dà il diritto a cotesti Sicambri di sapere il Greco ed il Latino meglio di noi? Oh, come mi sento il pizzico di rammentare un certo distico Leonino improvvisato da un bravo Italiano per confondere un forestiere che vantava i versi latini di un suo connazionale al. di sopra di quelli composti dai nostri! Non dovrei, ma siamo di Carnevale. Vada-Eccolo.

«Carmina vestrates que condunt optima vates
     Non sunt nostrates tergere digna nates1

Conchiudo con un bravo altitonante all’egregio Vitrioli, e con un ringraziamento, ma di sincerissimo cuore, al mio onorando Sani pel caro regalo di così gradito libretto! Ed implorando dal buon senso comune (chè dee esservene ancora nel

  1. A tal proposito lo stesso enciclopedico Baggiolini scrivea nel Vessillo: «Non sanno, che da quando la tedescheria puzza al mondo, non uno de’ suoi pesanti autori compose solamente dieci linee paragonabili a quelle del Vitrioli.» E nel num. 44, serie III:
    «Vogliono farci imparar il Latino col Sanscrito. Oh di questa pazzia voglio darne un cenno al mio Diego Vitrioli, che il Latino può insegnarlo a cento Lamagne, donde venne questa stolida maledizione; ed a venti Toscane sopramercato.» E nel num. 49, serie III:
    «È vero che Cicerone, Livio, ed altri sapevano passabilmente un pò di Latino, e non avevano mai saputo una parola di quel linguaggio zingaresco: è vero che il mio Diego Vitrioli, che sa il Latino più di tutti i presenti, passati e futuri professori, non ne sa un’acca.»