Pagina:Vittorelli - Poesie, 1911 - BEIC 1970152.djvu/107

Da Wikisource.

XL

Irene, vo’ donarti
piacevole agnelletta
di cui la vezzosetta
doride s’ invaghi.

La dolce mia germana
la ripulisce e terge,
poi nel ruscel la immerge
tre, quattro volte al di.

Se tu la chiami a nome,
ecco che a te si appressa,
ed umile e dimessa
viene a lambirti il piè.

E se per sorte il volto
essa ti andrá baciando,
sappi che un tal comando
il donator le die’.

XLI

Sopra un crescente platano,
che alzava al ciel le chiome,
segnai l’amato nome
del caro mio tesor.

Poi sospirando dissi:

— Ah ! ti difenda il cielo
dal fulmine, dal gelo,
dal turbin struggitor.

Sussurri a te d’ intorno
l’auretta piú gentile,
sempre t’adorni aprile
del verdeggiante onor.

A l’ombra tua s’assida
il roseo dio di Gnido,
e formi in te il suo nido
il flebile cantor.