Pagina:Vittorelli - Poesie, 1911 - BEIC 1970152.djvu/138

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e mille gian tessendo
piacevoli discorsi
fra i delicati sorsi
de l’arabo caffè.

Formano il crocchio eletto
quanti, o Yinegia, chiudi
ne l’ospiti paludi
estranei cittadin.

Ivi l’udire è bello
in placide contese
garrir col serio inglese
l’allegro parigin.

Questi del gioco amante
ritirasi in disparte,
e da le infide carte
aspetta fedeltá;

quegli ricrea le ciglia
su i garruli foglietti,
e ai chiusi gabinetti
indovinando sta.

Frattanto la notturna
procella si raddoppia:
ardon le nubi e scoppia
un fulmine dal ciel,
che de la sacra stanza
fendendo il tetto d’oro,
precipita sonoro
fra il pallido drappel.

Co la trisulca lingua
corse a lambir le mura,
e tutto d’un’ impura
fuliggine segnò;

poi rapido volando
sul crine de la bella,
per le crinite anella
si avvolse e le snodò.