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ANACREONTICHE - CANZONETTE - ODI

poiché il sangue risospinto
corre al cerebro geloso,
ed affretta impetuoso
ogni umore il suo cammin.

Stian le lucide finestre
di rimpetto ai negri occhietti,
onde entrambo li saetti
il vivifico balen:

che se in quella e non in questa
pupilletta agisce il lume,
da la forza e dal costume
losco il figlio, oimè, divien.

Come poi la quarta luna
o la quinta il ciel rischiari,
fia che a metter si prepari
un aguzzo lattaiuole
quindi s’agita improvviso
il tranquillo pargoletto,
e si cruccia sdegnosetto
fra la collera e fra il duol.

Bianco avorio, igneo corallo
di sembianze levigate
a le mani sprigionate
non si nieghi per pietá;

con cui l’umida gengiva
stropicciando lievemente,
al dentuccio impaziente
meglio il varco s’aprirá.

Fatto adulto e grandicello,
mutar cibo ornai conviene:
ei sen duole e alquanto sviene
nel sembiante paffutel.

Ma la tenera nutrice
non si pieghi a quel lamento,
e ritorni al patrio armento
e ritorni al suo fedel.