Pagina:Vittorelli - Poesie, 1911 - BEIC 1970152.djvu/238

Da Wikisource.

4

Sovente pallidetta avvien che sia,
come bianco ligustro in sul mattino,
qualor ne la sognante fantasia
le comparve infedele il suo Lesbino.
Sovente il «roketnbol» cagion ne tía,
che a lei ier sera emunse il borsellino,
poiché nel lungo disugual contrasto
ebbe nemica la «spadiglia» e il «basto».

5

Iole si appoggia ai morbidi origlieri
e Brunetta la stanza intanto alluma,
finché quel labbro intemerato anneri
del cioccolatte la nettarea spuma.

Giá su le penne ai zeffiri leggeri
l’odorifero impasto olezza e fuma,
e la beata chicchera giá tocca
l’estremitá de la virginea bocca.

6

Rinvigorito a l’utile bevanda
il delicato stomaco languente,
le usate spoglie sue Iole domanda
onde balzar dal talamo repente.

Eccola in aria graziosa e blanda
correre a la toletta immantinente ,
e d’un pugno afferrar vetri, bacheche
guantiere, orciuoli, nei, spille e manteche.

7

Con tale ardor fra i sibili e le brume
del getico aquilon, del verno crudo,
seguendo il patrio giovami costume,
Ippolita surgea dal terren nudo;
e ai foschi raggi del nascente lume
correva ad imbracciar l’asta e lo scudo,
tutta spargendo la montagna e il piano
co le Amazzoni sue di sangue umano.