Pagina:Vittorelli - Poesie, 1911 - BEIC 1970152.djvu/241

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16

Lalage appunto disparuta ed agra,
che il lustro dodicesmo appena tocca,
nulla ostante il catarro e la podagra
per cui veglia la notte e il di tarrocca,
tutto il mattili sollecita consagra
non a seria lettura od a la rocca,
ma solo a specolar nel fido vetro
il suo deforme rincagnito spetro.

17

Su persico origlierò intanto accoscia
giusto rimpetto al lucido cristallo;
prima si guarda, si vagheggia, e poscia
distempera la biacca ed il corallo:
ed or la fronte rugginosa e floscia,
ora il labro dipinge arido e giallo;
e arrubina sul mento e su la guancia
l’ insalubre color di melarancia.

18

Tal la vizza Fabulla ai giorni prischi (»)
imbellettar solea la pelle irsuta
di fetidi cinabri, untumi e vischi,
onde giovane e bella esser creduta.

Ma i gravi danni e i perigliosi rischi
de la pioggia e del sol fuggiva astuta;
poiché l’acqua inimica e ’l solar astro
disciolto arian quel triplicato enipiastro.

19

Lalage senza specchio i suoi capricci
né determina mai né mai seconda.

Se di denti bianchissimi posticci
le vedove gengie fascia e circonda,
se vuole ricoprir di finti ricci
la cuticagna inaridita e monda,
o sotto arduo cuffion tenerla occulta,
sempre lo specchio Lalage consulta.

(1) Vedi Marziale.