Pagina:Vittorelli - Poesie, 1911 - BEIC 1970152.djvu/247

Da Wikisource.

8

Gonfiagote io mi chiamo illustre re,
c’ho su le rane imperio e ognor l’avrò ;
e il padre Fango nascita mi die’
sul verde lito del sonante Po,
quando con l’acqua in amorosa fé
antichissimamente ei s’annodò.

Re pure e gran guerrier mi sembri tu,
bello sugli altri: or tuoi natal di’ su. —

9

— Di mia stirpe ché cerchi lo splendore —
rispose Rubabricioli, — o fratello,
giá palese al celeste abitatore
a l’uom medesmo ed al pennuto uccello?
Rodipane si noma il genitore,
magno eroe: Rubabricioli io m’appello,
e diemmi al sol la vaga Leccamole,
del re Mangiaprosciutti augusta prole.

10

Entro legnaia solitaria, io dico,
le fresche aure del di nascendo bebbi,
e la madre accattommi e noce e fico
e ogni grata vivanda in sin ch’io crebbi.

Or come adunque mi vuoi far l’amico,
se dissimil cosi natura io m’ebbi,
che tu guizzi ne l’onde ed io trasceglio
co l’uom divoratore il buono e ’l meglio?

11

Il pane sul panier m’aspetta ognora
e i tortelli di sesamo sfogliati :
a due palmenti macino talora
i prosciutti piú teneri e lardati;
e spesso mangio i fegatelli ancora
di candida farina incamiciati,
e freschi raviggiuoli e zuccherini,
con quanto piace ai superi divini.

I. Vittorelli, Poesie.

16