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LXVIII

Festeggiandosi in San Girolamo di Bassano la recente solenne beatificazione della
venerabile Giovanna Maria Bonomo, badessa benedettina di quel monastero (i).

— Alzati — disse: e l’atterrita e pia
vergin le luci alzò, ma non sostenne
col debil guardo lo splendor che uscia
dal folto vel de le intrecciate penne.

— A te — l’angiol soggiunse — il ciel m’ invia,
ché alfine il tuo languir pietade ottenne.

Rasserenati, o amica, e i torti oblia
con questo cibo che da l’alto venne. —

Ei tace, e aprendo le sonanti piume
scopre il vasel celeste: arde la notte
e folgoreggia di superno lume.

Ella palpita e sviene, e fra dirotte
lacrime e fra sospir si prostra al Nume:
offre la lingua e il divin pane inghiotte.

LXIX

PER LA DETTA FESTIVITÀ

Facendone il panegirico il signor abate Parise.

Da la spezzata nuvola lucente
ch’entra folgoreggiando e l’ara investe,
ecco apparir la sacra ed innocente
anima di Giovanna in bianca veste.

Certo vien oggi da l’empiro ardente
l’invocata fra noi donna celeste,
vaga d’udir Tuoni prode ed eloquente,
ch’orna di laudi T inclite sue geste.

Fumano i pingui incensi, e lieti in viso
ella li accoglie nel virgineo grembo,
e pace a tutti invia con un sorriso.

Quindi dispiega de la veste il lembo
sul popol suo diletto, e al paradiso
ritorna involta nel dorato nembo.

(i) Avendo il confessore fatto divieto per qualche tempo a Giovanna di ricevere
la sacra eucaristia, le fu questa in fine amministrata la notte precedente a una gran
festa dall’angelo tutelare, mentre essa vegliava in fervida orazione nel coro.