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XCVII1

LA COSCIENZA DELL’EMPIO

— Che fai, che fai? T’arresta: ecco, Dio viene
e grandine il precede e furia ultrice,
onde scossa ogni valle, ogni pendice,
mugghia il suol, trema l’aria, ardon le arene.

Che fai, stolto, che fai? Giá ti previene
l’irato nume: io ’l miro. Oh quanta elice
fiamma dagli occhi suoi sterminatrice !
oh quale in man folgor tremenda ei tiene !

Giá t’è a le spalle, e col flagello a lato
sciama, dovunque ei passa: — Ecco il mio giorno.
Su contro al peccator. Che piú si aspetta? —

Cosi a l’empio ragiona il suo peccato,
e mentre s’alza, altro non vede intorno
ch’ira, duolo, terror, morte, vendetta.

xcix

L’AMORE A MARIA

Sullo stile antico.

Fido pensier che di madonna il volto
pingi a l’anima mia si presso al vero,
deh, fostu men costante messaggero
nel parlarmi di lei che il cor m’ha tolto!

Ch’or non sare’ fra tante pene involto
da cui libero uscir certo non spero,
se lo mio spirto in pria fatto leggero
non sia nel grembo di madonna accolto.

Meco sovente a ragionar t’ho udito
eh’ i’ son caro a colei per cui si forte
in mille modi mi disfaccio ed ardo.

Ma ciò pena mi accresce ! Ah ! se gradito
vuoi sembrarmi, o pensier, non esser tardo
nunzio a recarmi di vicina morte.