Pagina:Vittorio Adami, Varenna e Monte di Varenna (1927).djvu/13

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Nella chiesa parrocchiale di S. Giovanni di Volpirano, nella diocesi di Forlì, su di una pietra di color rosso, che serviva di sostegno al catino dell’acqua santa, nel 1678 leggevasi la seguente iscrizione:

Materno et
Cradua eos
idibus aug
innoni reginae
M. Varenus
polipius
cum varena
chrysidae et
cum sius
V. S. L. M.

simile alla quale, sia per la materia che per l’inscrizione, è da ricordare una colonna nel cimitero della chiesa parrocchiale di Marsignano, pure nella diocesi di Forlì, nella quale è menzionato un M. Varenus.

Il Marchesi, dal quale riportiamo queste iscrizioni, dice che non solamente vi erano molte famiglie dal cognome Vareno, ma che vi era pure una località presso Forlì che si chiamava Vareno dalla gens Varena che l’abitava1.

Vicino a Foligno, si sono trovate due lapidi, nelle quali sono nominati un C. Vareno e un D. Vareno appartenenti alla gens Varena dell’Umbria.

Cicerone pure in una sua celebre orazione difende un L. Vareno.

Interessantissima per questa questione, perchè dimostra che il nome Vareno fu usato anche nell’Italia superiore, è un’epigrafe latina di Sesto Calende, incastrata nella torre campanara dell’abbazia di San Donato, e nella quale è ricordato il nome Varena: le lettere sono in bel carattere copitaleFonte/commento: 574 e disposte in due linee2.

In essa infatti si legge:

V SIBI V
     VARENA

Anche nel basso medioevo noi troviamo in un documento del 1248 una Matilde, contessa di Varenna e nel 1345 Filippino Gonzaga sposa una madonna Varena.

  1. Marchesi Sigismondo, Supplemento istorico dell’antica città di Forlì, Silva, Forlì 1678.
  2. Reale istituto lombardo di scienze e lettere - Serie II, Vol. XLVII.